Paranoid Boyd: Intervista ad Andrea Cavaletto (parte 1)
Ripercorriamo con lo sceneggiatore piemontese le origini della serie dedicata a William Boyd, pubblicata da Edizioni Inkiostro
Inizia con questa pubblicazione l’intervista degli Audaci ad Andrea Cavaletto, autore ormai più che noto al pubblico di lettori di fumetti e di cinefili per la sua attività di sceneggiatore. Il nostro si è distinto per i suoi lavori su Dylan Dog, Martin Mystère e per i lungometraggi Hidden in the Woods e House of shells. Ma questa lunga, e speriamo interessante, intervista è dedicata esclusivamente alla serie da lui ideata e scritta, quella Paranoid Boyd che ha colpito pubblico e critica per la poca “convenzionalità” – diciamo così – con la quale i temi, alcuni anche molto delicati, vengono trattati.
Ma andiamo con ordine.
Andrea, innanzitutto grazie di aver
accettato di rispondere alle nostre domande: per noi è un vero piacere poter
fare un focus su William Boyd e sulla
serie che lo vede protagonista.
Grazie
a voi! Cercherò di non essere noioso e logorroico!
Tutto
inizia a Rimini Comix, nel luglio 2015, quando le Edizioni Inkiostro di Rossano
Piccioni danno alle stampe il numero zero di Paranoid Boyd, Dioscuri (allegato a La Iena #1). Sei pagine
destabilizzanti realizzate da un Simone Delladio (Dark Horse, Star Comics) in
forma a dir poco strepitosa (sua anche la superlativa copertina), recensite qui in anteprima dal Sommo Audace.
Che ruolo ha avuto – nell’economia
del primo ciclo narrativo – questo numero zero? Sei soddisfatto del lavoro ai
disegni di Delladio?
Il
numero 0 racconta una scena molto importante per la serie, le cui conseguenze si
riverberano tutti gli archi narrativi che la compongono. Possiamo dire che è un
prologo e un trailer che già rende l’idea di cosa il lettore potrà aspettarsi
da questo fumetto. Presenta il protagonista Will Boyd, ma lo vediamo giovane,
il giorno dell’attentato alle Torri Gemelle. Successivamente la storia si
sposterà nei nostri giorni. I disegni di Simone Delladio sono strepitosi e ne
sono rimasto entusiasta. Io e Simone siamo amici prima che colleghi e l’ho
fortemente voluto su Paranoid Boyd.
Poi avete visto la copertina che ha fatto? Non necessita commenti, credo…
Una tavola di Simone Delladio da Dioscuri (Paranoid Boyd #0). |
Successivamente, nel novembre del
2015, esce il numero uno, contenente i primi due capitoli della saga di Paranoid Boyd: Il doppio castigo di Adamo ed
Eva e Sulle scogliere della rovina
(quest’ultimo è anche il titolo scelto per identificare il primo spillato). La
copertina, a nostro avviso bellissima ed evocativa, è opera di Lucio Parrillo.
Tu stesso, in una nostra chiacchierata privata, l’hai giustamente definita fantasy. Questo ha comportato una specie
di depistaggio dei lettori? E se sì, la cosa è stata voluta? Che cosa
rappresenta con esattezza l’illustrazione di Parrillo? Inoltre, sei soddisfatto
di com’è stata realizzata?
È
un onore aver avuto un artista del calibro di Lucio Parrillo come copertinista
del numero 1. Il suo inconfondibile stile pittorico ha dato alla cover
un’epicità dark impressionante, a mio parere. L’idea di base gliel’ho suggerita
io… Volevo che Will Boyd fosse visto di schiena (cosa inusuale per il lancio di
un primo numero, poiché di solito si predilige mostrare bene il protagonista,
ma credo che Paranoid Boyd sia un
fumetto destabilizzante per molti aspetti). La scena riprende una situazione
del secondo capitolo e dovrebbe ricordare un po’ il dipinto “Viandante sul mare
di nebbia” di Caspar David Friedrich. Lucio ha rappresentato il demone che
emerge dalla nebbia e dal mare come una creatura di un romanzo horror fantasy,
e credo che questo abbia depistato i lettori, tanto che inizialmente si credeva
che Paranoid Boyd fosse un fantasy
per adulti. Perfetto, perché in Paranoid
Boyd viene scardinata ogni certezza del lettore…
La cover di Paranoid Boyd #1. |
Il primo capitolo, Il doppio castigo di Adamo ed Eva, è disegnato Renato Riccio,
già collaboratore di Luigi Piccatto (Dylan
Dog e Darwin, romanzo a fumetti
Bonelli). Che cosa ci puoi dire a proposito dei disegni, della trama, e,
soprattutto, del titolo decisamente evocativo? Insomma, che cosa ti eri
prefissato di realizzare con queste 15 pagine iniziali?
In
questo primo capitolo presento Will Boyd attraverso la sua follia. Attraverso i
suoi pensieri e racconti impariamo da subito a conoscerlo e a farci un’idea di
lui, della sua vita disastrata, dei suoi amici fuori di testa e dei suoi drammi
(molto tragici e purtroppo molto realistici). Riccio ha saputo interpretare
alle grande il mio script e caso vuole (o forse non è un caso, chissà) che nel
periodo in cui stava disegnando una scena molto molto horror ambientata nella
sala parto di un ospedale, sia nato il suo secondo figlio!
Per
quanto riguarda il titolo, ti ringrazio per la domanda perché tengo molto ai
titoli che ho scelto per i vari capitoli. Sono molto ricercati e possono avere
più significati, così come del resto tutta questa serie può avere diversi
significati a seconda della personalità paranoica di chi legge. E proprio per
questo, non vorrei mettermi a dare spiegazioni inutili. Nello specifico de Il doppio castigo di Adamo ed Eva mi
limito a dire che si introduce il concetto di “caduta dell’Uomo”, della perdita
di privilegi di cui godeva dalla sua creazione, ma anche dell’acquisizione
della libertà di usare poteri sia creativi che distruttivi. E questo potrebbe
essere letto in senso nichilista come un doppio castigo per Will, che è insieme
Adamo ed Eva (il maschile e femminile dentro ciascuno di noi).
La splash page di pagina 5 è figlia, per caso, di certe copertine dei
mitici Cannibal Corpse, pensiamo – per esempio – a quella di The Wretched Spawn?
Will e Gretel secondo Renato Riccio. |
Cannibal Corpse - The Wretched Spawn
|
Beccato!
Sono un amante della musica metal in tutte le sue declinazioni, quindi spesso
in Paranoid Boyd suggerisco ai
disegnatori di fare riferimento a copertine di album che hanno fatto la mia
storia.
Sulle scogliere della rovina, il secondo
capitolo, ci porta a scoprire di più sulla vita di William Boyd, soprattutto
sulla tragica situazione della figlia, Greta, del suo difficile rapporto con le
donne: sia con la madre di sua figlia, Alison, che con Gil, una prostituta con
la quale William, nei ripetuti incontri, si confessa raccontandole della sua
infanzia e dei suoi problemi. Secondo la nostra modesta opinione, questo rimane
forse il momento più alto dell’intera saga di Boyd. Il tuo parere?
Be', grazie. È un capitolo molto
introspettivo in cui ho cercato di affondare un po’ nella psicologia del
personaggio. È quasi senza testo e i disegni allucinati di Francesco Biagini
sono perfetti per rappresentare l’angoscia del personaggio. Io non ho preferenze
sui vari capitoli, anche perché cerco sempre di alzare il tiro. Nelle mie
intenzioni la serie è in crescendo, come piace fare a me quando scrivo. Però
sì, ammetto che Sulle scogliere della
rovina tocca vette di drammaticità notevoli.
Una tavola di Francesco Biagini da Paranoid Boyd #1. |
Francesco
lo conosco e ammiro da anni. Credo che me lo presentò Gabriele Dell’Otto. Da subito ho adorato il suo modo di
rappresentare in modo orrorifico incubi e creature mostruose. Quando si
disegnano mostri in una serie horror, il rischio di realizzare qualcosa di
grottesco se non addirittura quasi buffo invece che pauroso è altissimo. Uno
secondo me deve esserci portato. Biagini è uno dei pochi artisti che conosco in
grado di rappresentare veri e propri incubi. A volte mi affido a lui anche solo
per avere idee sulla realizzazione di alcuni demoni in Paranoid Boyd. Abbiamo già lavorato assieme su un paio di storie
brevi per Splatter e Squarci. Per convincerlo a lavorare su Paranoid Boyd gli ho telefonato dicendo
“ho un capitolo per te in cui devi disegnare un enorme mostro marino
lovecraftiano” ed è bastato quello a convincerlo!
In questi primi capitoli presenti
diversi personaggi, alcuni dei quali destinati ad avere un ruolo fondamentale
nel prosieguo della storia, altri no. William, Greta, Alison, Gil, il bambino
misterioso che compare nell’ultima pagina, Toby, i genitori di William, i
dottori di Satana: quale di queste figure ti va di approfondire per noi, magari
rivelandoci a chi ti sei ispirato o, comunque, dicendoci come sono nati?
In
realtà praticamente tutti i personaggi sono in qualche modo importanti ai fini
della storia e non vorrei rivelare troppo su di loro perché rischio di fare
spoiler grossi come una casa. Per quanto riguarda l’ispirazione, di solito
immagino attori a impersonare i miei personaggi, come se fossero in un film.
Will, invece, quando è “nato” non aveva una fisionomia precisa. Poi un giorno ero
dal barbiere e stavo sfogliando una rivista maschile dove in un servizio c’era
questo modello scandinavo (mi pare) e mi sono detto “Ecco, è lui!”. E così
è stato.
Di carne al fuoco ne hai messa
davvero tanta: malattia (si parla di “pastiglie” da prendere), senso di
impotenza (genitori con le mani legate davanti alla sofferenza di una loro
creatura), visioni di morte (la sequenza da incubo di William sulle scogliere
della rovina), sesso, tossicodipendenza e, appunto, paranoia… Quale di queste
tematiche ti affascina maggiormente e perché?
Andrea Cavaletto |
Tutte.
In Paranoid Boyd ho messo tutte le
mie paure. Tutte le mie preoccupazioni. Tutte le mie paranoie. E, per quanto
sia molto distorto e portato all’eccesso, c’è molto di me e della mia vita. Paranoid Boyd è al momento il mio lavoro
più personale e introspettivo. Il viaggio che faccio a compiere a Will nel suo
inferno è anche un po’ un mio viaggio dentro me stesso. Posso quasi osare di
dire che Paranoid Boyd per me è
qualcosa di più di una serie a fumetti. È in qualche modo una cura e un
esorcismo.
Si conclude dunque la prima parte
dell'intervista Audace ad Andrea Cavaletto. A presto per altre chicche su
William Boyd e la sua storia!
RolandoVeloci