Dylan Dog Color Fest #20
Tre storie oscure tra l'incubo e il romanticismo
Con la ventesima uscita del Color
Fest viene inaugurata la nuova annata della testata più sperimentale tra
quelle dedicate all’Indagatore dell’incubo. I tre episodi realizzati rispettivamente da Alessandro Crippa & Christopher Possenti, Barbara Baraldi & Nives Manara e Roberto Recchioni & Cristina Mormile (con i colori di Fabio D'Auria e Sergio Algozzino) spaziano dall'incubo di oscuri ricordi a un più classico romanticismo, fino a un racconto di morbosa mostruosità e bellezza, caratterizzandosi per un andamento qualitativo lievemente incostante ma globalmente soddisfacente.
Riposa in pace
La prima storia presentata nel Color Fest ha un tono oscuro e decadente, immersa in un setting cimiteriale. Alex Crippa, unico sceneggiatore qui al debutto con il personaggio, scrive un episodio molto scorrevole, che si legge velocemente e nel finale rivela tutto il proprio potenziale. L'aspetto che più colpisce è l'estrema familiarità dell'autore con la natura profonda del personaggio, come se si trattasse di una reciproca conoscenza di lunga data e ormai rodata. In ogni modo, già dalle prime tavole mute (e le seguenti semi mute) si può apprezzare la straordinaria bravura di Christopher Possenti, artista che già avevamo notato e stimato alle copertine di Dylan Dog - I colori della paura e alle matite di Ex Tenebris (Le Storie #32, su testi di Giovanni Di Gregorio). Possenti condensa nelle trentadue tavole di questo episodio le caratteristiche migliori del suo stile, utilizzando le sue spesse chine per rendere l'atmosfera claustrofobica e da incubo della storia. Il suo fitto tratteggio si abbina alla perfezione con i momenti d'azione, generando un riuscito dinamismo. La colorazione, particolarmente efficace e crepuscolare, è ad opera di Fabio D'Auria, uno coloristi di maggior talento tra quelli attualmente al lavoro in Bonelli.
Ballando con uno sconosciuto
L'episodio successivo, in cui Dylan si trova a indagare all'interno di un collegio infestato da un fantasma, compatta nelle solite trentadue tavole una storia che forse avrebbe meritato una foliazione maggiore. La trama ideata da Barbara Baraldi, in cui ritorna l'immagine di un Indagatore dell'incubo dall'animo romantico, non solo è farcita di riferimenti cinematografico-letterari (per la maggior parte riportati dal sempre attento Lorenzo Barberis nella sua analisi dell'albo: da Suspiria a Carrie, con alcuni dialoghi ripresi da Notting Hill, nomi e volti che citano attori cinematografici e una serie di rimandi ad altre opere), ma contiene tanti avvenimenti quanti sono solitamente quelli che si dipanano nelle storie della serie regolare, circa tre volte più lunghe. Ne risulta una gestione dei tempi del racconto meno efficace, non molto confortata sul fronte grafico dal contributo di Nives Manara. La sorella del noto Milo, attiva da tempo come illustratrice e fumettista, riprende in parte alcune caratteristiche dello stile del fratello, come la pulizia del tratto o l'attenzione per la sinuosità dei corpi. Nonostante questo, secondo chi scrive, la disegnatrice non centra appieno l'atmosfera della storia e in alcune vignette mette su carta anatomie abbozzate e poco verosimili. Questo episodio, come il seguente, si avvale dell'apporto ai colori del poliedrico Sergio Algozzino, che opta per una palette cromatica più tenue e per scelte di colori molto valide.
Anche il terzo e ultimo episodio dell'albo si occupa dell'aspetto romantico di Dylan, declinato in questo caso in versione molto più controversa. La natura della donna che chiede letteralmente all'inquilino di Craven Road di disporre di lei a suo piacimento è alquanto dubbia: è solo bella o nasconde dentro di sé un lato mostruoso?
Probabilmente si tratta dell'episodio destinato a lasciare maggiormente traccia di sé, sia per i toni a tratti morbosi e maturi che per la complessità delle scelte che i personaggi si trovano a compiere.
La cover
Ci siamo tenuti per ultimo uno dei pezzi forti dell'albo. Sotto gli occhi di tutti il Color Fest si presenta con la magnifica copertina dell'esodiente assoluto Marco Mastrazzo, giovanissimo talento (scovato dal curatore Recchioni sulle pagine virtuali dei social) che mischia pittura analogica e digitale in una libera e paurosa interpretazione dylaniata di Taxi Driver (come annotato dal già citato Barberis nella sua recensione dell'albo). Mastrazzo sembra ispirarsi alla scuola di Gabriele Dell'Otto mostrandosi in grado di fornire una propria personale visione dell'Indagatore dell'incubo con un'illustrazione potente e che ha tutte le carte in regola per attrarre anche il lettore occasionale.
In conclusione, annotiamo come con questo numero prosegua l'approccio volto a esplorare le potenzialità di un personaggio che sembra avere ancora mille risorse. La formula delle storie brevi da sempre è stata croce e delizia del Color Fest, sebbene proprio un anno fa i racconti realizzati da Ausonia, Marco Galli e Akab avevano dimostrato le potenzialità di questo approccio al di fuori del "già visto". In questo caso, si sono rivelati oggetto d'interesse soprattutto la straordinaria copertina, i disegni fuori dal comune del primo episodio e i testi intensi e sporchi dell'episodio conclusivo, tutti elementi che tracciano solchi visibili e poco usuali di cui tener conto in futuro.
Il sommo audace
DYLAN DOG COLOR FEST #20
• Data di pubblicazione: Febbraio 2017
• Editore: Sergio Bonelli Editore
• Copertina: Marco Mastrazzo
CREDITS
Riposa in pace
Soggetto e sceneggiatura: Alessandro Crippa
Disegni: Christopher Possenti
Colori: Fabio D'Auria
Ballando con uno sconosciuto
Soggetto e sceneggiatura: Barbara Baraldi
Disegni: Nives Manara
Colori: Sergio Algozzino
Vittime e carnefici
Soggetto e sceneggiatura: Roberto Recchioni
Disegni: Cristina Mormile
Colori: Sergio Algozzino
Tutte le immagini : © 2017 Sergio Bonelli Editore.