DYLAN DOG #364
Il prezzo del successo
Si riunisce dopo circa un anno e mezzo il team formato da Barbara Baraldi e Nicola Mari per narrare gli "anni selvaggi" di Dylan Dog. Un viaggio malinconico sulla scia della "crudele dolcezza dei ricordi".
[Potrebbe esserci qualche piccolo e innocuo spoiler, ma siamo in periodo festivo e nessuno ci ammazzerà. Forse...
Let's rock!]
Alzi la mano chi avrebbe mai immaginato di ritrovare un giovane Indagatore dell'incubo nel ruolo di roadie di una rock band (opportunamente chiamata Bloody Hell). È proprio questo il principio di una storia che indaga sia sul passato di Dylan, sia sul significato della fama, sulle conseguenze del successo e sui rapporti tra le persone che a volte possono sfilacciarsi fino a interrompersi. Vengono rievocati i momenti in cui, nemmeno ventenne, Dylan ha seguito il suo amico fraterno Vincent e gli altri membri della band in alcuni concerti in giro per l'Inghilterra. Il Dylan adolescente, caratterizzato da una maggior impulsività rispetto alla sua controparte più adulta, riporta alla mente ancora una volta la figura romantica, il "cavaliere dalla scintillante armatura", in una lotta contro il destino che sembra essere ancora più intensa e mortale, vista la giovane età.
Non è mai semplice trasporre su carta emozioni forti. Con questo episodio Barbara Baraldi ci è riuscita in maniera cristallina e convincente, dimostrandosi una sceneggiatrice dotata di grande sensibilità. La scrittrice emiliana descrive la parabola distruttiva di un rocker e sembra di avvertire distintamente in ogni tavola il suono fragoroso dei sogni che si schiantano al suolo. Gli elementi tragici e gli spunti di riflessione si fondono alla perfezione, come accade solo nelle storie davvero profonde.
Abbiamo tenuto per ultimo il contributo di un Nicola Mari in stato di grazia. Le sue figure longilinee, i corpi sinuosi e imperfetti, fanno trasparire con immutata eleganza le profondità dell'anima. Mari si dimostra particolarmente abile nel differenziare con quattro stili differenti ognuno dei tre piani temporali e l'oscuro viaggio onirico-psichedelico che occupa una parte importante della storia, in cui viene magistralmente citata persino la pietà di Michelangelo (tanto cara a molti artisti e recentemente ripresa, ad esempio, da Emiliano Mammucari per la copertina di Orfani: Ringo #3). Gli acquerelli utilizzati per i flashback sono un ulteriore valore aggiunto a delle tavole ancora più ricche e intense del solito.
Gli anni selvaggi è dunque la degna conclusione di un 2016 in cui il team di autori capitanato da Recchioni è riuscito a riportare l'attenzione su un personaggio unico e - fortunatamente, visti i tempi che corrono - ancora vivo.
"Gli anni selvaggi"
SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 364
DATA: dicembre 2016
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Barbara Baraldi
DISEGNI E CHINE: Nicola Mari
COPERTINA: Gigi Cavenago
Per le immagini: © 2016 Sergio Bonelli Editore.
Si riunisce dopo circa un anno e mezzo il team formato da Barbara Baraldi e Nicola Mari per narrare gli "anni selvaggi" di Dylan Dog. Un viaggio malinconico sulla scia della "crudele dolcezza dei ricordi".
[Potrebbe esserci qualche piccolo e innocuo spoiler, ma siamo in periodo festivo e nessuno ci ammazzerà. Forse...
Let's rock!]
Non è mai semplice trasporre su carta emozioni forti. Con questo episodio Barbara Baraldi ci è riuscita in maniera cristallina e convincente, dimostrandosi una sceneggiatrice dotata di grande sensibilità. La scrittrice emiliana descrive la parabola distruttiva di un rocker e sembra di avvertire distintamente in ogni tavola il suono fragoroso dei sogni che si schiantano al suolo. Gli elementi tragici e gli spunti di riflessione si fondono alla perfezione, come accade solo nelle storie davvero profonde.
L'episodio prende dichiaratamente alcuni spunti a The dirt, la biografia dei Mötley Crüe scritta da Neil Strauss: è proprio ai componenti dei Mötley Crüe che sembrano essersi ispirati gli autori per le sembianze dei Bloody Hell (basterebbe riguardarsi qualche foto di Nikki Sixx, Tommy Lee e Vince Nail negli anni '80, sebbene invertiti come ruoli musicali). Sono poi presenti diverse altre citazioni musicali: come ha affermato la stessa scrittrice in una recente intervista sul sito Bonelli, "la tessitura sonora della storia è caratterizzata dalle atmosfere oscure e seducenti di Joy Division, The Cure, Depeche Mode, lo struggimento delle melodie degli Smiths, il tormento dei Nirvana, il glam dei New York Dolls, lo spirito ribelle del punk-rock di Ramones e Clash e la poesia di David Bowie".
Fatti salvi tali riferimenti musicali, va sottolineato come questo sia solo l'ennesimo esempio del rapporto tra Dylan e la musica, esplicitato in maniera lampante dalle sue suonate di clarinetto (ma non solo, vedi le cover dei prossimi numeri appena diffuse, su cui torneremo prossimamente). Attenzione poi al nome dell'etichetta discografica, che certamente non passerà inosservato a coloro che seguono la serie.
Praticamente perfetta per l'occasione la cover realizzata da Gigi Cavenago. Oltre a introdurre in maniera impeccabile le tematiche dell'albo, l'illustrazione richiama la famosa posa dei Ramones, resa immortale nella copertina del loro primo album: jeans strappati, giubbotto nero di pelle e sguardo un po' perso.Fatti salvi tali riferimenti musicali, va sottolineato come questo sia solo l'ennesimo esempio del rapporto tra Dylan e la musica, esplicitato in maniera lampante dalle sue suonate di clarinetto (ma non solo, vedi le cover dei prossimi numeri appena diffuse, su cui torneremo prossimamente). Attenzione poi al nome dell'etichetta discografica, che certamente non passerà inosservato a coloro che seguono la serie.
Abbiamo tenuto per ultimo il contributo di un Nicola Mari in stato di grazia. Le sue figure longilinee, i corpi sinuosi e imperfetti, fanno trasparire con immutata eleganza le profondità dell'anima. Mari si dimostra particolarmente abile nel differenziare con quattro stili differenti ognuno dei tre piani temporali e l'oscuro viaggio onirico-psichedelico che occupa una parte importante della storia, in cui viene magistralmente citata persino la pietà di Michelangelo (tanto cara a molti artisti e recentemente ripresa, ad esempio, da Emiliano Mammucari per la copertina di Orfani: Ringo #3). Gli acquerelli utilizzati per i flashback sono un ulteriore valore aggiunto a delle tavole ancora più ricche e intense del solito.
Gli anni selvaggi è dunque la degna conclusione di un 2016 in cui il team di autori capitanato da Recchioni è riuscito a riportare l'attenzione su un personaggio unico e - fortunatamente, visti i tempi che corrono - ancora vivo.
Il Sommo Audace
"Gli anni selvaggi"
SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 364
DATA: dicembre 2016
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Barbara Baraldi
DISEGNI E CHINE: Nicola Mari
COPERTINA: Gigi Cavenago
Per le immagini: © 2016 Sergio Bonelli Editore.