Hellnoir #1 (di 4)
Un inferno di periferia
Tapparelle mezze abbassate da cui entrano scarsi spiragli. Ombre notturne che sovrastano le già esigue luci dei neon. E vicoli bui dove può accadere di tutto. Questa è Hellnoir, "un inferno di periferia, brutale e malfamato, soggetto a tensioni e conflitti interni. Un inferno senza legge, se non quella del più forte, o del più feroce."
Un viaggio nelle tenebre offertoci da Pasquale Ruju (soggetto e sceneggiatura) e Giovanni Freghieri (disegni).
[È d'uopo segnalarvi che la recensione potrebbe contenere degli spoiler, ma ormai l'albo è uscito parecchi giorni fa, per cui non ci faremo grossi scrupoli!]
Devo ammettere che la componente noir dello stile di Pasquale Ruju è sempre stata quella che più mi ha affascinato. Senza nulla togliere alle sue storie su Dylan Dog (numerosissime!), Nathan Never e Tex (solo per citare tre fra le serie a cui ha contribuito), l'autore di Nuoro ha intrapreso con Demian (prima miniserie da lui ideata) un percorso interessante e personale, miscelando suggestioni letterarie ad atmosfere cinematografiche. Nel 2010 questa propensione l'ha portato a ideare Cassidy, vero gioiellino noir molto ben calibrato. Entrambe erano serie lunghe diciotto albi (più alcuni speciali nel caso di Demian) e già questa è la prima differenza con la nuova miniserie uscita a fine ottobre, di "soli" quattro albi.
Hellnoir prosegue il percorso editoriale tracciato dal Coney Island di Manfredi, Barbati & Ramella e dal Tropical Blues di Mignacco e Foderà. Superficialmente verrebbe da affermare che il protagonista è Melvin Soul (detto Mel), detective duro e puro, padre della giovane Cassie. Come già si deduce dall'introduzione però la vera protagonista è la metropoli che tutto inghiotte: Hellnoir.
Hellnoir è il luogo in cui finiscono coloro che muoiono di morte violenta. Ognuno si reincarna in qualcosa di molto simile a ciò che era in vita, destinato in maniera perenne a perpetrare il medesimo ruolo e, verosimilmente, i medesimi errori. Un girone dantesco in cui i demoniaci funzionari (detti daem) indossano i panni di poliziotti, politici e burocrati.
Ruju sceglie di narrarci il tutto attraverso didascalie in prima persona: è lo stesso Mel a esporci le regole della lotta per la sopravvivenza all'inferno, tradendo un po' del suo animo romantico nel raccontarci del suo legame con la figlia, che riesce in qualche modo a resistere otlre la morte, e con Catherine, la donna che si è messa in testa di "salvarlo".
Una narrazione intensa e piena di dramma, in grado di colpire con efficacia il lettore. Una parte importante del lavoro è svolta da Giovanni Freghieri, disegnatore che ha legato indissolubilmente la propria carriera a Dylan Dog. Freghieri compie un gran lavoro soprattutto nella scansione tra i bianchi e i neri, con evidenti e imprescindibili richiami al Sin City di Frank Miller, vera pietra di paragone per chiunque voglia rappresentare atmosfere noir nella nona arte (e già in parte chiamato in causa graficamente nel recente Morgan Lost). Certamente un ulteriore richiamo al fumetto statunitense proviene dalle copertine di Davide Furnò, autore che ha lavorato proprio negli States su albi Vertigo come Scalped. Per composizione e tecnica, la cover di Hellnoir #1 ricorda in qualche modo alcune copertine di Hellblazer, la serie (guardacaso targata Vertigo) incentrata su John Costantine.
Tornando a Freghieri, pochi dubbi sulla gioia di rivederlo in azione e soprattutto nel notare quanto si sia messo in discussione, in qualche modo riprendendo un tratto che aveva abbandonato da tempo e abbandonando quello stile caratterizzato da fitti tratteggi e che è ormai diventato il suo marchio di fabbrica.
Che altro possiamo dire sul debutto di questa nuova miniserie?
Solo che ci sono pagine, luoghi, atmosfere, che riescono a entrare con forza nel nostro immaginario. Hellnoir riesce appieno in questo intento.
Hellnoir: "Una città per cui morire"
CAPITOLO: 1
DATA: novembre 2015
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Pasquale Ruju
DISEGNI E CHINE: Giovanni Freghieri
COPERTINA: Davide Furnò
Tapparelle mezze abbassate da cui entrano scarsi spiragli. Ombre notturne che sovrastano le già esigue luci dei neon. E vicoli bui dove può accadere di tutto. Questa è Hellnoir, "un inferno di periferia, brutale e malfamato, soggetto a tensioni e conflitti interni. Un inferno senza legge, se non quella del più forte, o del più feroce."
Un viaggio nelle tenebre offertoci da Pasquale Ruju (soggetto e sceneggiatura) e Giovanni Freghieri (disegni).
[È d'uopo segnalarvi che la recensione potrebbe contenere degli spoiler, ma ormai l'albo è uscito parecchi giorni fa, per cui non ci faremo grossi scrupoli!]
Devo ammettere che la componente noir dello stile di Pasquale Ruju è sempre stata quella che più mi ha affascinato. Senza nulla togliere alle sue storie su Dylan Dog (numerosissime!), Nathan Never e Tex (solo per citare tre fra le serie a cui ha contribuito), l'autore di Nuoro ha intrapreso con Demian (prima miniserie da lui ideata) un percorso interessante e personale, miscelando suggestioni letterarie ad atmosfere cinematografiche. Nel 2010 questa propensione l'ha portato a ideare Cassidy, vero gioiellino noir molto ben calibrato. Entrambe erano serie lunghe diciotto albi (più alcuni speciali nel caso di Demian) e già questa è la prima differenza con la nuova miniserie uscita a fine ottobre, di "soli" quattro albi.
Hellnoir prosegue il percorso editoriale tracciato dal Coney Island di Manfredi, Barbati & Ramella e dal Tropical Blues di Mignacco e Foderà. Superficialmente verrebbe da affermare che il protagonista è Melvin Soul (detto Mel), detective duro e puro, padre della giovane Cassie. Come già si deduce dall'introduzione però la vera protagonista è la metropoli che tutto inghiotte: Hellnoir.
Hellnoir è il luogo in cui finiscono coloro che muoiono di morte violenta. Ognuno si reincarna in qualcosa di molto simile a ciò che era in vita, destinato in maniera perenne a perpetrare il medesimo ruolo e, verosimilmente, i medesimi errori. Un girone dantesco in cui i demoniaci funzionari (detti daem) indossano i panni di poliziotti, politici e burocrati.
Ruju sceglie di narrarci il tutto attraverso didascalie in prima persona: è lo stesso Mel a esporci le regole della lotta per la sopravvivenza all'inferno, tradendo un po' del suo animo romantico nel raccontarci del suo legame con la figlia, che riesce in qualche modo a resistere otlre la morte, e con Catherine, la donna che si è messa in testa di "salvarlo".
Una stupenda prima prova di copertina realizzata da Davide Furnò (vedi qui) |
Tornando a Freghieri, pochi dubbi sulla gioia di rivederlo in azione e soprattutto nel notare quanto si sia messo in discussione, in qualche modo riprendendo un tratto che aveva abbandonato da tempo e abbandonando quello stile caratterizzato da fitti tratteggi e che è ormai diventato il suo marchio di fabbrica.
Se avete l'albo potete confrontare quest'immagine con quella pubblicata e noterete che è stato modificato un dettaglio ;-) |
Che altro possiamo dire sul debutto di questa nuova miniserie?
Solo che ci sono pagine, luoghi, atmosfere, che riescono a entrare con forza nel nostro immaginario. Hellnoir riesce appieno in questo intento.
Il sommo Audace
Hellnoir: "Una città per cui morire"
CAPITOLO: 1
DATA: novembre 2015
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Pasquale Ruju
DISEGNI E CHINE: Giovanni Freghieri
COPERTINA: Davide Furnò