DYLAN DOG #349
La morta ti fa bella
Sebbene quest'ultimo punto parrebbe una svolta decisamente splatter (che pure comunque non manca in buone dosi, soprattutto nella parte finale dell'episodio!), dopo aver chiuso l'albo ci si rende conto che tra i punti saldi ancora una volta ci sono i rapporti umani tra i personaggi, su tutti il legame forte e bellissimo che unisce da sempre Dylan alla figura paterna di Bloch. Anche tutto il cast di personaggi secondari viene messo in scena con una certa coerenza e densità. Va inoltre sottolineato il debutto di una stravagante mummificatrice e il ritorno della già citata Nora (insieme al fido Gus), insieme a un certo astuccio per clarinetti sul cui indubbio valore "artistico" ci aveva già redarguiti Tiziano Sclavi nel primissimo episodio di Dylan Dog.
Insomma, la sceneggiatrice di Mani nude porta avanti la trama senza fronzoli, in modo godibile e convincente. E sebbene sia indubbio che la forza della storia risieda proprio nella sceneggiatura, tali spunti vengono resi su carta in maniera egregia da un autore che non necessita presentazioni, ovvero Bruno Brindisi, già al fianco della Barbato in Dylan Dog #338. Il disegnatore campano accosta alle sue chine alcuni dettagli lasciati a matita, rendendo più variegata e profonda la resa di alcune tavole. Il suo tratto pulito e chiaro rimane una certezza per il lettore, pur non adagiandosi mai sui risultati conseguiti e cercando sempre di esprimersi al meglio. Anche in La morta non dimentica, Brindisi riesce davvero a interpretare fino in fondo le espressività dei personaggi, assecondando egregiamente le atmosfere della storia.
Va detto infine che con il ritorno di Nora inizia a essere chiaro il percorso di continuità narrativa che dovrebbe diventare sempre più fitto nei prossimi tempi. Ogni scrittore coinvolto in questo rilancio gestirà un particolare filone narrativo nella serie, portando avanti anche una certa personale visione del protagonista e dei comprimari (vedi in questo caso il rapporto Dylan/Bloch) e di tutto un sottobosco di situazioni, interazioni e (arci)nemici (vedi lo sviluppo della gerarchia criminale londinese) destinati senz’altro alla reiterazione e ad ulteriori e interessanti sviluppi. Quasi a generare degli archi narrativi a sé stanti e non per forza strettamente interagenti tra loro.
Hai detto niente, per un albo che sembrava solo una tranquilla e oscura commedia!
"La morta non dimentica"
SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 349
DATA: settembre 2015
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Paola Barbato
DISEGNI E CHINE: Bruno Brindisi
COPERTINA: Angelo Stano
Paola
Barbato sceneggia il suo terzo Dylan Dog in quattro mesi (cui va aggiunto l'episodio del Maxi Old Boy di giugno) riportando in scena Nora Cuthbert, personaggio da lei introdotto in Mai più Ispettore Bloch. Una storia divertente, pervasa di dialoghi brillanti e da un'atmosfera a tratti surreale.
Tutto qui? No.
[In questo post proveremo a non citare affatto The Walking Dead. Davvero.]
Una volta tanto è giusto cambiare registro, evitare di rotolarsi nell'orrore sconfinato e cercare nuovi stimoli. In questo caso Paola Barbato sceglie la via oscura della commedia. La narrazione in una commedia include specifici ritmi e modalità, oltre ad eventuali cliché in cui rifugiarsi (o da cui intelligentemente evadere). Una volta raggiunta la piena padronanza del mezzo espressivo, uno sceneggiatore veramente in gamba è in grado di piegare tutti questi meccanismi alle proprie esigenze. Innegabilmente la Barbato ci è riuscita, confezionando tutta una serie di situazioni e dialoghi in bilico tra l'assurdo e il surreale. Per noi persino il compito di riassumere la trama diventa piacevole, con i suoi spunti tragicamente comici: i clienti che fanno visita all'Indagatore dell'Incubo stavolta non hanno davvero bisogno di presentazioni, dato che rispondono al nome di Sherlock H. Bloch (ex ispettore) e Abel Cedric Jenkins (sua fida spalla comica). Sin dalle prime pagine la Barbato si (e ci) diverte con le interazioni tra Dylan, Groucho, Bloch e Jenkins, in maniera semplice e molto efficace. L'indagine li porta a Wickedford, nuova patria di Bloch e luogo evidentemente destinato a non essere relegato esclusivamente alle storie del Magazine ma a diventare parte integrante delle trame. Contestualmente, a Londra l'ispettore Carpenter deve fronteggiare il cosiddetto "caso dei manichini", ovvero persone morte che tornano in mezzo ai vivi dopo essere stati privati dalle interiora.
Sebbene quest'ultimo punto parrebbe una svolta decisamente splatter (che pure comunque non manca in buone dosi, soprattutto nella parte finale dell'episodio!), dopo aver chiuso l'albo ci si rende conto che tra i punti saldi ancora una volta ci sono i rapporti umani tra i personaggi, su tutti il legame forte e bellissimo che unisce da sempre Dylan alla figura paterna di Bloch. Anche tutto il cast di personaggi secondari viene messo in scena con una certa coerenza e densità. Va inoltre sottolineato il debutto di una stravagante mummificatrice e il ritorno della già citata Nora (insieme al fido Gus), insieme a un certo astuccio per clarinetti sul cui indubbio valore "artistico" ci aveva già redarguiti Tiziano Sclavi nel primissimo episodio di Dylan Dog.
Insomma, la sceneggiatrice di Mani nude porta avanti la trama senza fronzoli, in modo godibile e convincente. E sebbene sia indubbio che la forza della storia risieda proprio nella sceneggiatura, tali spunti vengono resi su carta in maniera egregia da un autore che non necessita presentazioni, ovvero Bruno Brindisi, già al fianco della Barbato in Dylan Dog #338. Il disegnatore campano accosta alle sue chine alcuni dettagli lasciati a matita, rendendo più variegata e profonda la resa di alcune tavole. Il suo tratto pulito e chiaro rimane una certezza per il lettore, pur non adagiandosi mai sui risultati conseguiti e cercando sempre di esprimersi al meglio. Anche in La morta non dimentica, Brindisi riesce davvero a interpretare fino in fondo le espressività dei personaggi, assecondando egregiamente le atmosfere della storia.
Va detto infine che con il ritorno di Nora inizia a essere chiaro il percorso di continuità narrativa che dovrebbe diventare sempre più fitto nei prossimi tempi. Ogni scrittore coinvolto in questo rilancio gestirà un particolare filone narrativo nella serie, portando avanti anche una certa personale visione del protagonista e dei comprimari (vedi in questo caso il rapporto Dylan/Bloch) e di tutto un sottobosco di situazioni, interazioni e (arci)nemici (vedi lo sviluppo della gerarchia criminale londinese) destinati senz’altro alla reiterazione e ad ulteriori e interessanti sviluppi. Quasi a generare degli archi narrativi a sé stanti e non per forza strettamente interagenti tra loro.
Hai detto niente, per un albo che sembrava solo una tranquilla e oscura commedia!
Il sommo Audace
"La morta non dimentica"
SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 349
DATA: settembre 2015
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Paola Barbato
DISEGNI E CHINE: Bruno Brindisi
COPERTINA: Angelo Stano