ORFANI: Ringo #12 - C'era una volta

Una conclusione col botto per la seconda stagione!



Con le lacrime agli occhi, davvero, siamo arrivati alla fine della seconda stagione di Orfani, quella incentrata sulla figura memorabile dell’ultimo guerriero, Ringo. Abbiamo recensito puntualmente, mese dopo mese, tutti i numeri della serie e adesso, dopo un anno, ci ritroviamo gli occhi bagnati di pianto… Signore e signori, ecco la forza del fumetto: far emozionare!
 
[Ci duole ammetterlo, ma se odiate gli SPOILER o le favole, tenetevi sapientemente alla larga!]



Che dire, Roberto Recchioni ci è riuscito un’altra volta, l’ennesima! Poco meno di due anni fa, con il contributo di Emiliano Mammucari e di un team di disegnatori e coloristi di tutto rispetto, ha portato in edicola una serie di cui è impossibile non parlare, anche per i detrattori. Lo scorso anno ha esordito poi la seconda stagione, interamente dedicata a Ringo, il Pistolero, un character che riesce a non sfigurare accanto a mostri sacri come Tex, Zagor e Dylan Dog e che ha saputo imporsi nell'immaginario collettivo come pochi altri personaggi di recente creazione.
Adesso, in tandem con Roberto Zaghi ai disegni e Giovanna Niro ai colori, Recchioni ha fatto centro nei nostri cuori con un finale di stagione da manuale. Tutto è andato al suo posto. Tutto è andato come doveva andare. Tutto (o quasi) è finito come era giusto dovesse finire. Ci rimane l’amaro in bocca, certo, inutile negarlo. Salvo colpi di scena degni della perversissima e tragicamente sola presidentessa Juric, alcune cose sono finite per sempre (e ne riparleremo in un prossimo lacrimoso post!).
 

Sulla trama di questo solenne e drammatico finale di stagione preferiamo non dire altro, se non che vede i due componenti rimasti del gruppo approdare infine all'agognato campo in cui si preparano i viaggi verso una nuova speranza. Alcune scene probabilmente saranno un duro colpo per diversi lettori, magari continueranno a lungo a chiedersene il senso profondo. 

La narrazione dell'autore romano è al solito asciutta e sintetica, ridotta all'essenziale.

 
Una bozza della cover di Mammucari.
Come sempre, l'albo è infarcito di riferimenti e citazioni, alcune immediate e altre meno. Nel discorso rivolto a una nuova generazione di Orfani, ragazzi trasformati in guerrieri spietati e scagliati a sedare la ribellione, la Juric arriva a citare Mussolini (nel discorso tenuto a Roma nel 29 gennaio 1926, il Duce affermò che "La nostra pace più sicura sarà all'ombra delle nostre spade"; cfr pagina 10 dell'albo). Ringo cita William Shakespeare ed Edgar Allan Poe. Il titolo stesso dell'albo è poi un rimando al clima fiabesco, a tutte quelle storie che iniziano con "C'era una volta", inducendo il lettore a sperare che si tratti di una sorta di viaggio verso un climax idilliaco e felice. Merita un cenno in tal senso la copertina dell'albo, opera come sempre del co-ideatore della serie, Emiliano Mammucari (a cui succederà Matteo De Longis nella terza stagione). La cover mostra un momento di tranquillità di Ringo e Rosa sotto un albero e rende egregiamente l'aspetto lirico, onirico, decisamente lontano e irraggiungibile in un mondo efferato come quello di Orfani. La scena mostrata, ve lo anticipiamo, non è presente all'interno dell'albo eppure, se aguzzate bene lo sguardo, sulla parte destra noterete un cielo... Solcato da qualcosa. Ecco, i prodromi della prossima stagione sono tutti lì (complimenti a Mammucari per l'espressione di questo doppio significato, quasi che in una metà stesse rappresentando un sogno con Ringo e Rosa e nell'altra metà la realtà, in antitesi ma coesistente, come nella vita di ognuno di noi).

A dare corpo alla storia, il talentuoso Roberto Zaghi. Ferrarese, classe ’69, apprezzato disegnatore di Nathan Never e Legs Weaver prima e di Julia ora, riesce con il suo tratto personale a interpretare al meglio la volontà e la sceneggiatura di Recchioni. Alcune note di stile sono evidenti ad esempio nelle pagine suddivise in quattro vignette orizzontali: questa suddivisione porta ogni volta a risultati narrativi differenti. Se a pagina 5 l'inquadratura è ferma e sono i personaggi a muoversi, a pagina venti è la regia a zoomare verso i nostri che combattono contro la neve; nove pagine dopo è di nuovo l'inquadratura a essere fissa e in ognuna delle quattro vignette Ringo butta giù uno degli avversari. Non possiamo non accennare anche allo splendido montaggio incrociato del finale, in cui Zaghi rende alla perfezione la simmetricità delle due situazioni in corso, coadiuvato (come per tutto il resto dell'albo) dalle ottime scelte cromatiche di Giovanna Niro.
Il risultato è un’opera che trasuda sofferenza, che emana odore di fumo, che ti imbratta le mani di cenere… Per Zaghi, un esordio migliore su Orfani era davvero difficile da concepire.
 

Ci congediamo stavolta con dei versi di Giuseppe Ungaretti. È la metafora del poeta che da un luogo di guerra ha la visione di un posto felice, un'immagine di pace e serenità, dal contenuto onirico e quasi fiabesco (se vi ricorda tutto il discorso sull'immagine di copertina e sul contrasto tra sogno e realtà, beh, è voluto!).


C'era una volta 

Bosco Cappuccio
ha un declivio
di velluto verde
come una dolce
poltrona.

Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna.
 

Rolando Veloci e Il Sommo 
 


La copertina, in parte ancora da svelare, del primo numero della terza stagione!

Dato che la prossima stagione sarà ambientata in un nuovo mondo,
quale miglior colonna sonora per congedarci di Brave new world degli Iron Maiden?


 
ORFANI: RINGO: C’era una volta...
NUMERO: 12
DATA: settembre 2015
SERGIO BONELLI EDITORE 

COPERTINE: Emiliano Mammucari
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni 
DISEGNI E CHINE: Roberto Zaghi
COLORI: Giovanna Niro

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