Storie 'e merd - vol.1
La vita pseudofantascientifica della provincia campana secondo Ruben Curto
Terra. Mondo.
Tra Castellamare di Stabia e Vico Equense, provincia di Napoli.
In un futuro non ben specificato.
"Ma che schif e post è chist?"
Intimamente pervaso della disillusione di chi vuol raccontare i dilemmi atavici della propria terra, Ruben Curto guarda al mondo circostante senza edulcorarlo, con amara ironia.
In Storie 'e merd, l'autore si avvale dell'ambientazione pseudofuturistica per trasfigurare chiunque gli stia intorno in zombie, animali e strani individui, ponendoli in situazioni assurde e concentrandosi su una dinamica in particolare: la droga.
"Storie 'e merd" è un'esclamazione molto diffusa nel napoletano. Sta per "Partita di droga uscita male", o anche solo "Brutta storia" (o magari altri concetti talmente ampi da voler dire tutto e forse niente). L'espressione serve anche a Curto per introdurre il lettore all'argomento trattato. Già in copertina il protagonista fuma e beve. E il fumo, nel senso della droga leggera, è il motore della narrazione dei tre racconti presenti nel primo volume. Che si tratti di Ciruzzo O' Topo, di Rafel O' Muccus o persino d'A Signor (matrona titolare della "attività di famiglia" legata al commercio di sostanze), tutte le trame sono accomunate dalla ricerca di qualcosa da fumare, simbolo delle dipendenze di cui ognuno di noi è succube. Ma l'elemento davvero convincente di queste storie è la capacità di fare emergere in pochi dialoghi il carattere dei personaggi, tingendoli di uno straordinario sense of humour. Nella prima storia, il paese dove "i morti non sanno di essere morti" ci viene mostrato in tutta la sua fatale crudeltà. Assuefatti alla noia, calciofili e teledipendenti, collegati alla vicina città da un treno che non passa mai, gli zombie non sembrano appartenere a un mondo poi così fantasioso... Per non parlare dei poliziotti della seconda storia, più interessati a non bagnarsi i calzini sotto la pioggia che a dover perquisire i due ragazzi (e un robot) in cerca di droga. E per finire con "A pranzo da signor", storia tratta da un racconto di Giuseppe Cerrato (e che trovate su anche Verticalismi.it qui), piccolo gioiello in cui alla voce fuoricampo viene affidata tutta l'ironia di una situazione assurda ma verosimile nella quale, comunque vada, il commercio deve andare avanti!
Lo stile di
disegno di Curto è decisamente variegato, passando da vignette molto realistiche ad
altre parecchio stilizzate fino quasi a risultare caricaturali. Soprattutto nella prima storia, la disomogeneità stilistica, unita ai dialoghi in dialetto campano, possono risultare persino ostici per un lettore occasionale. Giungendo invece al terzo e ultimo episodio l'autore sembra invece acquisire maggiore padronanza e univocità stilistica, segno verosimile di una auspicabile ulteriore maturazione professionale.
Giuseppe Lamola & Gli Audaci