CONEY ISLAND #1 - Recensione

Gli anni Venti secondo Manfredi, Barbati e Ramella: tra pupe, sbirri, gangster e luna park



Marzo e Aprile 2015 per l’ottimo Gianfranco Manfredi sono davvero due mesi da ricordare*: oltre al prosieguo della sua più recente avventura editoriale, Adam Wild (arrivata al settimo episodio) e all'inizio di una sua doppia avventura texiana (con Oro nero!, Tex #654, per i disegni di Leomacs), arriva in tutte le edicole una nuova “mini–miniserie”, Coney Island. Quest'ultima segna l'esordio di un inedito progetto editoriale della Sergio Bonelli Editore che ogni tre o quattro mesi presenterà «una storia completamente nuova per ambientazione geografica, epoca storica, genere narrativo, suggestioni. Unica caratteristica in comune: il respiro del grande Romanzo (a fumetti!)».



La pupa e lo sbirro, primo capitolo di Coney Island, vede coinvolti oltre a Gianfranco Manfredi (ideatore e sceneggiatore) i fedelissimi Corrado Mastantuono (alle copertine), Bruno Ramellail compianto Giuseppe Barbati (ai disegni).
Manfredi ha più volte dichiarato che questo suo nuovo lavoro era stato inizialmente pensato per la collana dei Romanzi a fumetti Bonelli ma, successivamente, si è deciso di concedere al progetto più spazio (e, quindi, un numero di pagine lievemente maggiore), trasformandolo in una miniserie in tre albi, cui gli autori hanno lavorato per circa quattro anni.

Questo primo numero sembra uscito – più che dalla penna di Manfredi – da quella di Raymond Chandler o di Dashiell Hammett. Così il nostro protagonista, il burbero sbirro Sloane, ricorda molto da vicino i protagonisti dei romanzi dei due autori americani, Sam Spade e Philip Marlowe. Anche l’ambientazione è proprio la stessa: il grande parco dei divertimenti e il quartiere di Brooklyn degli anni Venti del secolo scorso. Quindi tutti gli elementi per il classico hardboiled sono serviti, anzi, ancora no: manca la pupa per la quale perdere la testa! C’è anche lei, Brenda: splendida e giovane cameriera dello squallido bar frequentato dai poliziotti del quartiere a fine turno…


Non vi basta? Allora accenniamo alla sottile, ma assai intrigante, tensione erotica che scorre tra il maturo e misantropo Sloane e la fresca e ambita Brenda: siamo certi che questa sarà una delle chiavi di lettura dell’intera storia (il poliziotto si interesserà a lei e cercherà di proteggerla da chi vuole farle del male, scommettiamo?!).
Ancora non siete convinti? E se caliamo l’asso del sovrannaturale, della prestigiazione? Sì, perché quando la strana coppia formata da Sloane e Brenda entra a Coney Island succede di tutto, anche trovarsi a uno spettacolo al tempo stesso divertente e inquietante offerto dal mago  Mr. Frolic e dal suo assistente nano in uno scenario che richiama – ma solo ai nostri occhi viziati e viziosi, eh! – una delle più spettacolari scene finali del capolavoro di David Lynch, Mulholland Dr. (2001).
E se ancora non dovesse bastarvi, sappiate che non mancano gangster, sparatorie, omicidi, inseguimenti sui tetti, attentati, vite rocambolesche vissute in poche pagine, stuntman (Speedy) che la sanno lunga e che parlano poco (ma che forse salvano vite umane…) e tanto altro ancora…
Ora che siete convinti (vero?), possiamo rivelarvi invece che l’unico non affatto convinto del progetto era proprio... Sergio Bonelli! Sì, Manfredi ha rivelato che la sua prima idea era stata quella di farne una serie regolare, perché da sempre attratto dal magico mondo delle fiere, del circo, del divertimento di massa e della malavita americana di inizio XX secolo. Il patron di via Buonarroti si lasciò convincere, alla fine, "solo" per il graphic novel che poi si è evoluto nella forma che ora possiamo sfogliare.

Se per la trama in generale è ancora presto per trarre giudizi definitivi, sicuramente il richiamo, come detto, a tanti stereotipi dell'hardboiled potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio se non gestita con sufficiente dimestichezza. La fiducia che riponiamo in un autore del calibro di Manfredi ci fa però ben sperare che nei prossimi due albi la vicenda si evolva in maniera non banale né prevedibile. Anche perché è verosimile che parte dell'impianto narrativo iniziale (quando la storia era un unico lungo romanzo) sia rimasto invariato e alcuni elementi decisivi debbano ancora essere svelati.
Il miglior pregio, dal punto di vista dei testi, risiede nella descrizione certosina degli ambienti e delle atmosfere. La ricostruzione storica è molto efficace e l'ampio lavoro di documentazione traspare in ogni pagina. Tale scenario è reso pienamente nelle suggestive tavola di Giuseppe Barbati e Bruno Ramella, che confezionano una delle loro migliori prove di sempre, con un tratto sporco al punto giusto da cui emerge la New York anni Venti.

Concludiamo ricordando che Coney Island è l’ultima opera alla quale ha avuto la possibilità di lavorare Giuseppe Barbati, artista dal valore altissimo. Il vuoto che lascia nel mondo del fumetto italiano è enorme: come dimenticare il suo contributo a Ken Parker, quando era tra i collaboratori di Ivo Milazzo? Il suo sodalizio artistico con Manfredi inizia poi nel 1997 sulla serie Magico Vento, per la quale realizza ben ventotto albi (sempre in coppia con Bruno Ramella), e continua e si rafforza per la miniserie Shanghai Devil, per la quale realizza tre episodi. Sincere e non scontate le parole che Manfredi gli dedica nell’editoriale di questo numero uno che speriamo voi tutti vorrete e saprete apprezzare.

Un audace saluto!


RolandoVeloci
(con alcune piccole intromissioni di Giuseppe "Giuppo" Lamola)


* Oltre agli albi citati, non è da trascurare che dello stesso Manfredi sono state pubblicate la ristampa a colori di Magico Vento (che, purtroppo, sembra destinata a fermarsi ben prima del termine previsto, con il venticinquesimo episodio) e la riedizione da libreria dei primi sei numeri di Volto Nascosto, entrambi per Panini Comics.



CONEY ISLAND: “La pupa e lo sbirro” 
CAPITOLO: 1
DATA: marzo 2015 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Gianfranco Manfredi
DISEGNI: Giuseppe Barbati e Bruno Ramella
COPERTINA: Corrado Mastantuono

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