IL LATO OSCURO DELLA LUNA
“Le Storie” di Bilotta e Mosca
Un gioiello? Una trama ben congegnata? Un viaggio poetico? Il nuovo capolavoro di Alessandro Bilotta, con la essenziale complicità di Matteo Mosca?
Ebbene sì, “Il lato oscuro della luna” riesce ad essere tutto questo. E anche di più.
Ebbene sì, “Il lato oscuro della luna” riesce ad essere tutto questo. E anche di più.
Un gioiello
Questa quinta uscita de “Le Storie”, presentata da una copertina (di Aldo Di Gennaro) ancora più evocativa del solito, sottolinea ed amplifica i pregi di questa nuova serie Bonelli. Possiamo già dire introducendo che è uno degli albi migliori prodotti dalla casa editrice di Via Buonarroti negli ultimi mesi, se non anni.
Una trama ben congegnata
L’apertura dell’episodio è un azzeccato mescolarsi tra la formazione del pianeta Terra e la nascita di un bambino (Lloyd Clark, il protagonista), una sorta di metafora per farci sintonizzare sul modo in cui tutto dovrà continuamente scendere dall’universale al particolare, dai massimi sistemi all’intimità più recondita.
Così, faremo la conoscenza dei tre astronauti (tra cui Lloyd) che nel novembre 1963 erano sulla navicella Selene 7; potremo poi scoprire, per mezzo di sapienti flashback, il passato di Lloyd e della sua famiglia, nel contesto dell’America anni ’40, un quadretto idilliaco tra l’amorevole padre e il protettivo fratello maggiore, finché la Storia (con la S maiuscola) entra prepotentemente nelle vite dei personaggi a sconvolgerne l’esistenza, a far traboccare il vaso.
L’incedere della storia tra passato e presente ci mostra la partenza del padre verso la Guerra (negli anni ’40) accostata alla scomparsa degli altri due astronauti (nel ’63), entrambi eventi che scateneranno una tremenda sensazione di solitudine ed abbandono in Lloyd.
L’incedere della storia tra passato e presente ci mostra la partenza del padre verso la Guerra (negli anni ’40) accostata alla scomparsa degli altri due astronauti (nel ’63), entrambi eventi che scateneranno una tremenda sensazione di solitudine ed abbandono in Lloyd.
Ma il novembre ’63 è famoso anche per i colpi d’arma da fuoco che misero fine alla vita di John Fitzgerald Kennedy. Così Lloyd, solo e disperso nel posto in cui “la luna non tramonta mai”, si troverà ad affrontare i ricordi che affiorano, la madre che si “consola”, il tragico ritorno del padre dalla guerra e l’ancor più triste evento (verso la chiusura dell’albo, che non andremo a svelarvi) che ha messo la parola “fine” alla sua infanzia. Lasciandogli il sogno di raggiungere la luna, di cercare un nuovo presente che cancellasse le tragedie del passato. L’albo si chiude, opportunamente, lasciando in sospeso alcune cose, lasciando Lloyd sulla luna a rincontrare qualcuno che ha perso, e lasciando noi con i sogni ancora mezzi aperti.
Un viaggio poetico
La Luna ha davvero ispirato da sempre scrittori e poeti. Si sa. Scadere nella banalità o nel citazionismo fine a se stesso sarebbe stato facilissimo. E, certo, Bilotta non lesina citazioni letterarie, musicali e cinematografiche di un certo calibro, giustamente.
Tante le metafore, le accortezze testuali e visive che i due autori imbastiscono per noi. Troppe per citarle tutte. Non staremo ad esplicitarvi la citazione del titolo, perché sarebbe un insulto nei confronti di chi ci legge. Di certo potrebbe essere interessante invece, rimanendo in tema di classici musicali immortali, notare che quando gioca a fare l’astronauta, il “capitano Lloyd” chiami suo fratello “maggiore Tom” (e se non vi è venuta in mente la “Space Oddity” di David Bowie leggendo il baloon “Maggiore Tom, riesci a sentirmi?” di pag. 102, la colpa non è di Bilotta).
Poi, parlando di spazio non si può non ricadere nella tentazione di nominare “2001 Odissea nello spazio”, ma anche film più recenti come “Moon”. E tanta letteratura fantascientifica, di quella fantascienza opprimente, cupa e divagante che si usava dagli anni ’50 in poi.
Ma parlare solo delle fonti non rende giustizia all’opera. Ciò che risalta, e rende unica questa storia, sono i piccoli eventi che si accompagnano alle grandi tragedie, i precisi affreschi descritti nel pur breve spazio di 110 pagine. Quella vita quotidiana che tradizionalmente non rientrerebbe nelle macrotrame dell’Avventura tradizionale. Quei sentimenti, quei percorsi interiori, quei viaggi fatti di sguardi e parole che solo i grandi autori sanno rendere.
Il nuovo capolavoro di Bilotta, con la complicità di Mosca?
Il “signor Bilotta”, lo ricordiamo, (oltre ai Dylan Dog di cui vi abbiamo parlato di recente) è stato l’apprezzato autore di storie come “La dottrina”, “Giulio Maraviglia”, “Martin Mystère”, ma anche di quel “Valter Buio” che ci ha fatto tanto emozionare.
E quest’opera, questo “Lato oscuro”, anche se non ambientata nella Roma che lui ama tratteggiare, riprende il filo delle sue opere migliori, quelle indagini emotive che non ci stancheremmo mai di leggere. E di rileggere. E di rileggere.
Bilotta ritrova in quest’albo la collaborazione di Matteo Mosca (qui al suo esordio in Bonelli), già autore con lui dello splendido ottavo episodio di “Valter Buio” (nonché ex-membro dello staff di “Lazarus Ledd”, la cui ultima uscita da lui disegnata era guarda caso un albetto dal titolo “Arizona Moon”).
Mosca si dimostra un disegnatore classico ma fino a un certo punto, versatile e particolareggiato, abile soprattutto nel tratteggiare alcune espressioni. Cambia leggermente il tratto a seconda che la scena sia ambientata nel presente o passato, e ci regala tavole di impatto che non nascondono un meticoloso lavoro di visualizzazione.
Insomma, come avevamo detto all’inizio, un gioiello. Punto.
Giuseppe "Giuppo" Lamola