Un polpo alla gola
il mito di Zerocalcare
Se volessimo strafare, potremmo dire che Zerocalcare (fresco vincitore di premio Gran Guinigi a Lucca per “La profezia dell’armadillo”) è per il fumetto italiano ciò che il Brondi delle Luci della centrale elettrica è per la musica nostrana: una delle poche, autentiche novità degli ultimi anni, con quel po’ di innovazione di linguaggio e stilemi che fanno sempre bene.
Credevamo, ingenui audaci che non siamo altro, che non avremmo mai letto parole come “scrauso”, “fricchettone” o “Game boy” in un graphic novel… Ma poi, questo “Un polpo alla gola” è sul serio etichettabile come graphic novel? Le definizioni si infrangono di fronte alla schiettezza e al realismo incredibile di “Calcare”, autore di testi e disegni e (come se non bastasse) protagonista di questa lunga storia (190 pagg).
Attrae perché riesce a descrivere l’olimpiade del giovane contemporaneo, mai analizzato col microscopio ma visto da dentro, tra Cavalieri dello Zodiaco, Kurt Cobain e Breaking Bad.
Calcare-protagonista viene seguito in tre momenti cruciali della sua vita: a 7-8 anni quando non riuscendo a sottrarsi a una scommessa trova in un bosco qualcosa di misterioso insieme ad altri due amici; in piena adolescenza quando visita un posto segreto e infine da trentenne, momento in cui per varie circostanze re-incontra vari amici della scuola e si trova a risolvere varie questioni lasciate in sospeso.
il Gran Sacerdote... |
Il cuore del racconto non ve lo sveliamo qui, non vi racconteremo del personaggio di Star Wars né del significato del “polpo”. La suspense è giusto conservarla. In ogni caso, qui troviamo Zerocalcare in forma anche dal punto di vista della sceneggiatura, con l’azzeccato stratagemma di dare a tutti i personaggi, anche i più piccoli, un modo di parlare più che erudito: è davvero un effetto piacevole e paradossale che concilia la lettura.
Complimenti poi alla Bao Publishing per aver creduto in quest’autore e avergli dato visibilità, dato che appena due anni fa Calcare si presentava a Lucca come esordiente e web artist (qui il suo blog dove ogni lunedi trovate una bellissima novità) e gli chiudevano anche le porte in faccia, mentre quest’anno era uno dei protagonisti assoluti della manifestazione.
In chiusura, bellissima la frase sul retro del volume (detta da un’insegnante al nostro Calcare): “Ricorda: nessuno guarisce dalla propria infanzia”.
Che è un monito, ma anche un’incontestabile verità. Del resto, se noi Audaci fossimo guariti dai Topolini e dai cartoni animati giapponesi, forse non saremmo qui a scrivere.