LE STRADE DI SABBIA
L’arte dell’assurdo e il romanticismo secondo Paco Roca
Nel retro di copertina di questo volume, un certo fumettista di nome Vittorio Giardino (quindi non uno qualunque) afferma: “LE STRADE DI SABBIA è una vertiginosa e inquietante parabola tra Kafka e Dostoevskij, Melville e Poe, un racconto che non lascia dormire. La conferma di un grande autore”.
E il grande autore altri non è che Paco Roca, scrittore/disegnatore spagnolo che già ci ha fatto impazzire con una graphic novel apprezzatissima da pubblico e critica (e dal sottoscritto, se può valer qualcosa), “Rughe”, in poche parole una delle opere più sublimi ed emozionanti del fumetto contemporaneo.
Ma Paco Roca non è solo “Rughe” e “L’inverno del disegnatore”. Nel 2009, grazie alla collana “Prospero’s Book” della Tunué, è venuta alla luce in Italia un’altra sua opera imprescindibile, questa “Strade di sabbia” che ci porta in territori emotivi sconosciuti pieni di personaggi bizzarri cui inevitabilmente ci affezioneremo.
Il protagonista, Uomo Senza Nome, rimane rinchiuso in un quartiere della città, non riesce proprio ad uscirne, condizione molto esistenziale e parecchio “letteraria” già di per sé. Poi, ovviamente entra in una girandola di eventi che seguono i binari della ciclicità, dell’imprevedibile assurdità, del rompicapo paradossale. Tutto racchiuso in un hotel che è una prigione ma anche un mondo. Pieno di personaggi ognuno con la sua piccola grande storia. Preparazioni infinite di valige poi mai usate perché non si può andar via; doppelgänger che ti rubano l’identità lasciandoti forse a confrontarti con il vero te stesso; mappe in scala 1:1, evidentemente molto grandi e poco pratiche; lettere scritte a mano che sostituiscono il linguaggio parlato e che da mezzo di comunicazione diventano motivo per incontrarsi; amori che non sono mai nati e amori che non riescono a morire, entrambi nel medesimo perenne stallo. E l’arrivo del nostro protagonista, che viene “costretto” a rimanere e conoscere tutti gli abitanti dell’albergo, per superare così la circospezione iniziale ed entrare a far parte di questo microcosmo.
Forse, la sua presenza stessa “rivoluziona” tutto, creando alla fine una rottura dell’ingranaggio, per cui ognuno è costretto a riprendere le redini della sua vita quando la gabbia si apre. Finalmente le verità vengono a galla (letteralmente, visto che c’è anche un alluvione di mezzo, anche questo permeato di inverosimile onirismo) e gli amori sbocciano e “adesso puoi finalmente recuperare la tua vita”. Perché il lato bello, o forse drammatico, della vicenda è che il protagonista probabilmente non sapeva che la vera gabbia in cui era rinchiuso era la vita quotidiana, era la mancata conoscenza di sé e del mondo; ora invece, la libertà si staglia davanti a lui come una gemma che potrebbe cambiare per sempre le coordinate della sua esistenza.
Giuseppe "Giuppo" Lamola
"Le strade di sabbia”
• Testi e disegni (e colori e copertina): Paco Roca
• Traduzione: Alessandro Papa
• Editore: Tunué – Collana Prospero’s Books n.21
(originariamente pubblicato da Guy Delcourt Productions)