Un salto indietro: KEN PARKER #45
La donna di Cochito
Che poi, (la) Fortuna bisogna saperla anche riconoscere! Uno dei pochi modi in cui è possibile accorgersi che questa dea capricciosa esiste realmente è quando ti ritrovi a pensare che hai, vicino a te, persone che ti amano. E (la) Fortuna aumenta se queste persone condividono le tue stesse passioni e provano una gioia immensa più nel dare che nel ricevere e che, tra un dare e l’altro, ti regalano anche l’albo originale del numero 45 di Ken Parker datato gennaio 1982! È o non è il massimo?! Per me lo è, eccome! Allora per ringraziare un amico eccovi la mia audace recensione de “La donna di Cochito”.
Buona lettura.
Oltre alle favolose copertine doppie di Milazzo, sfogliare e leggere un albo di Ken Parker significa tuffarsi in un west diverso perché la differenza la fa chi scrive, chi mette le idee e chi disegna: stavolta è toccato alla coppia Berardi-Mantero, coadiuvata ai disegni da un elegantissimo Carlo Ambrosini.
Inutile spendere parole sui quattro autori di questo albo: chi non li conosce – in silenzio e in tutta fretta, che si fanno brutte figure! – vada a informarsi…
La storia si svolge nel bacino del Gila River, in Arizona. L’elevatissimo tasso di umanità e intelligenza degli autori si fa sentire fin dal primo dialogo: soldati che parlano della superiorità dei bianchi sui nativi americani considerati selvaggi senza morale. Si discute se sia giusto o meno parlare di uguaglianza delle razze quando i nostri soldati cadono in un’imboscata preparata dai selvaggi indiani.
Intanto al forte si svolge una gara di velocità a cavallo tra un soldato e un venditore di cavalli indiano: il soldato vince con una scorrettezza e un simpatico e solidale sergente (Braddock) consegna la posta al giovane indiano e sgrida il soldato davanti ai suoi colleghi, dimostrando di essere un uomo giusto e sopra le parti. Finita la gara, al forte arriva un intero villaggio Apache disarmato, pronto ad arrendersi perché stanco di lottare e di consumare vite inutilmente (splendido il discorso del capo tribù). Purtroppo l’anziano capo non è riuscito a convincere tutti i suoi guerrieri e alcuni di essi hanno seguito Hondo, un giovane e valente guerriero disposto a lottare fino alla morte per il suo popolo e la sua terra. Purtroppo, come spesso accade tutt’oggi, alcuni soldati iniziano a molestare delle donne apache e uno in particolare si accanisce contro una bella e giovane donna (Nooki); ma, mentre sta per stuprare la ragazza, viene accoltellato alle spalle da un giovane e vigoroso indiano (Cochito) che prende la ragazza e scappa in modo rocambolesco dal forte dove tutto il suo popolo si trova.
Ed è solo adesso, a pagina 37, che fa la sua prima apparizione il nostro Ken Parker, tutto intento a leggere “Il Pozzo e il Pendolo” di Edgar A. Poe alla luce del fuoco, nel cuore della notte (splendide le 5 tavole che Ambrosini disegna per questa parte della storia). All’improvviso arriva Nooki, la ragazza salvata poche pagine prima dalla brama di un soldato, la quale – con l’aiuto del forte Cochito – riesce ad adescare il povero Ken al quale viene rubato tutto (cavallo, sella, libri e fucile). Il mattino seguente Ken incontra il Capitano Hawks (già apparso al forte, nelle prime pagine) che con un gruppo di uomini sta dando la caccia alla coppia di fuggitivi e il nostro decide di unirsi a loro.
Arrivati nei pressi di un ranch amico, i due indiani trovano morte e distruzione e passano oltre. Al tramonto allo stesso ranch arrivano Ken con i soldati: viene data sepoltura ai morti e il capitano Hawks decide di dare la cacci ai predoni Chiricahua responsabili del massacro e l’inseguimento di Cochito e della ragazza passa in secondo piano.
Mentre la compagnia è in marcia sulle piste della banda di predoni indiani, all’improvviso Cochito appare e avvisa i nostri che stanno per finire in un’imboscata. In un attimo si scatena l’inferno: compaiono una trentina di indiani armati fino ai denti che attaccano i plotoni che grazie al tempestivo intervento di Cochito non si lasciano prendere completamente alla sprovvista. Finito l’assalto, gli indiani si ritirano e tra i soldati si discute sul da farsi. Ora Cochito è nelle loro mani, si è consegnato volontariamente e li ha aiutati in battaglia salvando molte delle loro vite, ma su di lui pende una grave accusa (omicidio di un militare) e lo aspetta la forca. Intanto il sergente Braddock riconosce Cochito nel giovane indiano che pochi giorni prima era al forte per vendere i cavalli, lo stesso che aveva corso (e vinto) con un soldato.
A sera, intorno al fuoco, Ken riesce a farsi raccontare da Cochito la storia della sua vita e si scopre che quelli uccisi al ranch erano i suoi genitori adottivi (che lo avevano salvato quando era ancora in fasce e lo avevano cresciuto come fosse figlio loro) e adesso il giovane indiano brama vendetta contro la banda responsabile della strage.
L’indomani la compagnia raggiunge i predoni e tende – grazie all’astuzia di Ken – un’imboscata coi fiocchi agli indiani e alla fine, per evitare inutile spargimento di sangue, Cochito sfida il capo a un duello all’ultimo sangue e ne esce vincitore e il risultato è che tutti gli altri indiani, privi del loro capo, si arrendono e si consegnano ai soldati.
Sulla via del ritorno i nostri si fermano in una locanda e il capitano e Ken vengono a sapere che il soldato accoltellato da Cochito è fuori pericolo (quindi l’accusa si ridimensiona), ma il buon sergente Braddock fa ancora di più: per essere sicuro, aiuta i due giovani indiani a fuggire in un modo assai dolce e simpatico. La storia si conclude con il povero sergente (che fa occhiolino a Ken) sgridato dal capitano: lo aspetta la cella e la perdita dei gradi, ma è felice così.
Sazi di quest’abbuffata di umanità? Nessuno ha mai raccontato il west così…
Recensione KEN PARKER numero 45
serie: KEN PARKER
titolo: LA DONNA DI COCHITO
numero: 45
data: GENNAIO 1982
soggetto: GIANCARLO BERARDI
sceneggiatura: MAURIZIO MANTERO
disegni: CARLO AMBROSINI
R O L A N D O V E L O C I