QUATTRO CHIACCHIERE CON Michele Penco
Michele Penco (classe 1982) è un artista che di recente ha esposto le
sue tavole nel corso del festival “BilBolBul”, risponde alle nostre
domande come preannunciato qui .
Penco è un autore dalla schiettezza disarmante, che ha prodotto opere
molto interessanti come “Incubi” e “Racconti Azzurri” (Double Shot); in
questa intervista si racconta, parlando dei suoi esordi, delle influenze
e della genesi delle sue opere.
• Ciao Michele. Partiamo dalla tua formazione e dai tuoi esordi come fumettista. Com’è nato il tuo rapporto con Gipi? Che tipo di influenza credi che lui abbia avuto sul tuo percorso artistico?
Ho conosciuto Gipi tramite
mio fratello il quale lo conosceva tramite un suo amico pisano. Avevo
sedici anni. Essendo tutti e tre amanti del disegno abbiamo iniziato ad
andare in giro a disegnare dal vero, e col tempo siamo diventati amici.
Gipi
mi ha influenzato in molti modi, ma all'inizio la spinta maggiore è
stata quella di aver avuto la fortuna di vedere con i miei occhi una
persona che faceva quello che sognavo di fare io...vivere facendo ciò
che si ama, e grazie a quello. Essere liberi.
• Parlaci dei Tarocchi da te disegnati, cosa rappresentano? Sono il primo lavoro da te pubblicato?
I
"Dark grimoire Tarot" o tarocchi del Necronomicon che ho realizzato per
Lo Scarabeo Editore sono il mio primo lavoro pubblicato e ad ampia
distribuzione. Il mazzo è composto da settantotto carte, divise tra
arcani maggiori e minori, ognuna con il proprio significato.
Il
progetto è stato concepito grazie a dei fumetti che stavo disegnando in
quel periodo, e che traevano ispirazione dal mondo meraviglioso e
terribile di H.P.Lovecraft.
• Come sei arrivato a produrre la tua prima opera come autore completo, “Incubi”?
Il
mio primo libro a fumetti "Incubi" è nato quasi per caso, infatti
mentre disegnavo non avevo idea se sarebbe stato pubblicato o meno. La
cosa per me importante era quella di ricreare delle atmosfere e delle
situazioni molto simili a quelle che avevo amato nei racconti di
Lovecraft. Inoltre sentivo il bisogno di lavorare ad un progetto unico,
organico, e cosa fondamentale: finito. Lo stile delle prime storie era
diverso da quello che potete vedere nel libro, ho scartato diverso
materiale e patito molto prima di arrivare allo stile tratteggiato
definitivo. Dopo aver finito le prime storie Gipi mi spronò a farle
vedere al Lucca Comics, tappa fondamentale per un’eventuale
pubblicazione. E' così che sono entrato in contatto con i ragazzi della
Double Shot, che rimasero molto colpiti del mio lavoro e decisero di
pubblicare la raccolta di storie dal nome "Incubi".
• Perché per “Incubi” hai scelto il genere horror? E a cosa è dovuta la decisione di ispirarti ad H.P. Lovecraft ?
Le
vicende misteriose e fantastiche mi hanno sempre affascinato. Ho
iniziato a leggere Lovecraft intorno ai quattordici, quindici anni e
l'ho amato da subito; credo che la scelta di ispirarmi alla sua
narrativa sia stato un percorso naturale quasi fisiologico.
• Ritieni che Lovecraft abbia ancora qualcosa da dire al pubblico d’oggi?
Non so se ha ancora qualcosa da dire al pubblico di oggi; ma alle persone sì, a me a detto molto.
• Veniamo a “Racconti Azzurri”. Quali spinte narrative ti hanno condotto a realizzare questo volume?
Per
"Racconti Azzurri" il percorso è stato leggermente diverso; avendo
visto che pubblicare un libro era un'impresa possibile, ho prestato più
attenzione all'impianto narrativo, al ritmo delle storie, ai dialoghi.
Oggi sono un po’ più cosciente che disegnare e fare fumetti è anche
parlare alle persone, oltre che essere un puro godimento personale.
In
quest'opera sentivo la necessità di raccontare anche delle cose mie, e
di farlo in modo leggero, ma non stupido. Inoltre non tutti sanno che
anche a Lovecraft piaceva molto l'umorismo e la comicità.
• Leggendo “Racconti Azzurri” si ha quasi l’impressione che tu
voglia evitare di parlare di una storia d’amore celandola tra elementi
fantastici e digressioni. Concordi con quest’interpretazione o può
essere un riscontro non prefissato?
Nei racconti
sentimentali ho tentato di dare una voce alle sofferenze amorose che mi è
capitato di provare, cercando di affrontarle in modo universale e non
particolare.
• In quest’opera quanto è stato
difficoltoso per te impegnarti nello scrivere la sceneggiatura delle
storie partendo da spunti tuoi?
E' stato piuttosto
faticoso, ho dovuto scrivere molti appunti, disegnare bozze, ma in
definitiva non più faticoso di lavorare su un progetto ispirato alla
narrativa.
Almeno per me lo scalino più grande è iniziare a
lavorare con costanza; ricordarsi sempre che l'atto stesso di mettersi a
disegnare porta idee, ispirazione e fiducia nei propri mezzi.
• Credi ci sia un’evoluzione stilistica tra “Incubi” e “Racconti
Azzurri”? L’uso dell’acquerello ha cambiato il tuo modo di lavorare
sulle tavole?
Sì, come ho detto "Racconti Azzurri" mi
sembra un lavoro più maturo; la cosa importante per me era riuscire a
cambiare stile mantenendo la stessa forza espressiva della tecnica usata
in "Incubi". E la stessa qualità.
L'uso dell'acquarello implica
una maggiore velocità di esecuzione che di conseguenza mi ha portato ad
una visione più immediata delle vignette e delle pagine e mi ha permesso
di concentrarmi maggiormente sul ritmo della narrazione.
• La tua mostra nel corso di “BilBolBul 2012” era uno spazio
alquanto esaustivo sulle tue opere. Che effetto ti ha fatto vedere le
tue tavole esposte in tale mostra?
Sono stato
felicissimo di esporre le mie opere per la prima volta; una cosa che
non avevo mai fatto. Ne approfitto per ringraziare i ragazzi che hanno
curato la mostra: Stefano, Milena, Amal e Gianluca.
• Hai già pensato di confrontarti in futuro con un numero più lungo di
tavole? Cioè, prevedi di entrare nel mondo delle graphic novel?
Altrimenti, cosa c’è nel tuo futuro?
Certo, realizzare
un unica storia lunga è una sfida che mi piacerebbe affrontare; non so
se accadrà nel prossimo futuro. Non ho alcuna previsione da fare se non
quella che continuerò a disegnare cercando sempre di farlo con onestà.
La sezione pisana degli Audaci ringrazia Michele Penco per la disponibilità e vi dà appuntamento al prossimo immancabile avventuroso post.
Giuseppe "Giuppo" Lamola