6 volumi Bao da leggere (prima di Lucca)

Alcuni consigli audaci sui titoli presentati quest'anno dalla casa editrice
Bao Publishing pubblica ogni anno diversi titoli meritevoli di interesse. Alle soglie di Lucca Comics & Games, escludendo le novità che saranno presentate in anteprima durante la manifestazione toscana, abbiamo pensato di consigliarvi sei volumi per noi meritevoli d'attenzione. Seguendo il nostro gusto, ne abbiamo scelti cinque italiani e uno d'oltreoceano: scopriamoli insieme.



Residenza Arcadia di Daniel Cuello
"Certe persone, pur di seppellire il dolore, seppelliscono ogni cosa."
Daniel Cuello è un autore argentino di nascita e italiano d'adozione. Ormai da anni pubblica vignette, illustrazioni e racconti brevi (principalmente comici) sul web, lavorando al contempo alla realizzazione di graphic novel: Residenza Arcadia rappresenta in tal senso tecnicamente il suo esordioCon quest'opera Cuello dimostra di non essere inquadrabile esclusivamente come talento comico ma di possedere la stoffa del grande narratore, capace di incasellare le vicissitudini dei singoli personaggi in un quadro più ampio.
Il racconto di un condominio di periferia abitato da anziani si colora così di dialoghi quotidiani ma anche di emozioni intense. Straordinaria la rappresentazione della vita quotidiana dei protagonisti e di come essa venga interrotta dall'arrivo nuovi temuti inquilini (pp. 78/81). I dialoghi sono deliziosi e taglienti e rendono alla perfezione la chiusura di questo mondo in miniatura che esiste solo all'interno del palazzo (come egregiamente raffigurato nella cover). Nei disegni, pur partendo da uno stile tendente al caricaturale, l'autore dimostra di saper cogliere le sfumature emotive anche più recondite e sottili, incanalandole in pochissimi tratti essenziali.
Una storia in cui molti personaggi di questo stravagante condominio hanno tanto da nascondere e al contempo noi dallo spioncino possiamo osservare indistintamente Daniel Cuello che fa le valigie e parte verso l'Olimpo dei grandi autori.

[G.L.]



Frantumi di Giovanni Masi e Rita Petruccioli

Quando tutto intorno crolla, ha senso cercare di rimettere le cose a posto per farle tornare esattamente come prima? E se la cura contro il dolore fosse invece prendere coscienza di quello che resta, rimettere insieme i propri pezzi, fare tesoro delle cicatrici rimaste e accettare il fatto di essere qualcosa di completamente nuovo?
Frantumi, di Giovanni Masi e Rita Petruccioli, è la storia di un percorso di ricostruzione. L’abbandono distrugge e cadere a pezzi ha solo due risvolti nella vita di una persona: può annullare, consumando ogni giorno di più, rendendo estremamente fragili e spaventati, intimoriti anche da un abbraccio nuovo e innocente, appesantendo e cancellando ogni traccia di sé; oppure può insegnare attraverso le cicatrici e le crepe che restano anche dopo, quando si è scelto di andare comunque avanti, facendo tesoro dell’esperienza passata. Quando sopraggiunge una nuova consapevolezza e non si ha timore delle ulteriori rotture, o ferite, che potrebbero derivarne.

Mattia, il protagonista della storia, decide di non arrendersi, ma sarà stata davvero la scelta migliore? Comprendere il dolore non lo rende forse più reale e quindi più… doloroso? Sarà per questo che sarebbe opportuno “non chiedere”, non sforzarsi di capire. Ma non avere contezza del proprio dolore fa si che questo consumi, logori e finisca per annullare ogni barlume di speranza.
È una storia che insegna a cercare sempre la forza per rimettere insieme i propri pezzi, anche quando tutti intorno lo fanno sembrare impossibile, anche quando partire per quel viaggio fa davvero molta paura e si è soli. Frantumi scava nel cuore del lettore, portando alla luce esperienze passate e dolori forse mai del tutto superati, ma insegna anche l’importanza che ha il convivere con essi, l’accettarli come parte di sé, per riuscire ad andare avanti.

[V.F.]





Un anno senza te di Luca Vanzella e Giopota
"Si parte con una fine, la fine di una storia, e si finisce con un inizio, il mettersi in moto e prendere in mano la propria vita. In mezzo c'è il processo guarigione, con tappe obbligate e passi falsi (l'inevitabile tentativo di riavvicinamento, i ricordi malinconici, il 'chiodo scaccia chiodo'…) e la vita quotidiana (la famiglia, gli amici, lo studio)." 
Luca Vanzella
Un anno. 
Quante cose possono accadere nell'arco di dodici mesi?
Luca Vanzella e Giopota rispondono al quesito con un racconto che narra il passaggio tra una separazione e la successiva, faticosa e dolente ripresa. La storia di Antonio è narrata in dodici capitoli che rappresentano altrettante fasi di un percorso di ricostruzione personale ed emotiva dopo la conclusione di quello che credeva essere un amore senza fine. 
Lasciarsi non è mai una passeggiata: ognuno affronta l'esperienza in modo del tutto personale. L'aspetto più affascinante di Un anno senza te è proprio la descrizione tangibile e stravagante dell'universo personale del protagonista: sebbene apparentemente tutto sia reso in modo molto realistico, vengono messi in scena alcuni aspetti sorprendenti e quasi "magici" che colorano la realtà. Gli autori descrivono infatti un mondo in cui le note restano fisicamente appiccicate sui vestiti, dove a ogni Capodanno si sceglie quale annata riutilizzare perché gli anni "originali" sono "finiti" e a Bologna nevicano conigli. Elementi bizzarri mostrati con una naturalezza disarmante nelle tavole di Giopota, vera e propria rivelazione, qui alla sua prima prova lunga.
Un racconto talmente intenso che a volte bisogna smettere di leggerlo per un po', rifiatare e poi riprendere. 


[G.L.]





Vivi e Vegeta di Francesco Savino, Stefano Simeone e Lorenzo Magalotti

Vivi e Vegeta è un fumetto scritto da Francesco Savino e disegnato da Stefano Simeone insieme a Lorenzo Magalotti. Nato come webcomic, è uscito quest’anno in cartaceo. Si tratta di un esempio ispirato e convincente della volontà di sperimentare col fumetto. Una sperimentazione sia narrativa, per il modo del tutto inedito di presentare una storia dall'anima profondamente noir, sia visiva, grazie a uno stile fresco e molto accattivante che ha pochi paragoni nel panorama fumettistico italiano contemporaneo.
Protagonisti di questo “noir vegetariano” sono fiori e piante antropomorfe. Carl, un cactus del deserto,va alla ricerca della propria donna, una pianta grassa giornalista recentemente scomparsa nel nulla per motivi misteriosi nella città dei fiori, dove le piante non sono bene accolte.

Una delle caratteristiche principali di Vivi e Vegeta risiede nell’aver dato origine non a una semplice storia, anzi. Sotto certi aspetti è possibile paragonare la sua portata e le sue potenzialità a quelle di serie statunitensi prodotte da Vertigo o Dark Horse: come il Fables di Bill Willingham o l'Hellboy di Mike Mignola, viene presentato un intero universo narrativo, con una sua topografia, delle regole ben precise e tutta un’ampia gamma di personaggi e situazioni che meritano senz'altro ulteriore spazio (lo testimoniano lo spin-off Florengers e nonché la seconda stagione della serie, che ha debuttato poche settimane fa online e sarà presto racchiusa in un nuovo volume Bao).
Insomma, come abbiamo evidenziato parlando della recente esperienza dell'etichetta indipendente Wilder, Vivi e Vegeta, insieme ad Aqualung, ha contribuito ad aprire la strada a un nuovo modo di concepire i webcomic, non solo come palestra per giovani autori ma anche come possibilità di ricercare pubblico e modalità narrative e di realizzazione ancora parzialmente inesplorate.
[G.L.]




Black Hammer vol.1 - Origini segrete di Jeff Lemire e Dean Ormston
"...semplicemente, adoravo i fumetti. Tutti i fumetti. Come in ogni genere, c'erano bei fumetti di supereroi e altri brutti. Come c'erano fumetti indipendenti belli e brutti. Quindi, con Black Hammer, volevo scrivere una lettera d'amore ai fumetti di supereroi che mi piacevano, ma condita della sensibilità indie dei lavori che facevo allora."Jeff Lemire nella postfazione del volume
Se si prendono in considerazione le uscite recenti del fumetto statunitense, non è facile pensare a un fumetto da consigliare a chi, pur non disdegnando l'epica supereroistica, cerca qualcosa di diverso. Bene, Black Hammer lo è. Interamente ed efficacemente incentrata sui protagonisti, sulle loro psicologie e il loro vissuto, non trascura affatto la lezione del "sense of wonder" tipica dell'età aurea dei comics d'oltreoceano, conservandone il sapore e restituendolo in modo intenso e sincero con il gusto tipico degli autori indie.
E se Jeff Lemire per chiunque abbia letto Essex County, Sweet Tooth o Descender è una garanzia, non dovreste sottovalutare affatto l'apporto del disegnatore Dean Ormston, capace di padroneggiare le atmosfere in bilico tra l'inquietudine horror e le nebbie di una storia ancora tutta da svelare.
Non riuscirete a fare a meno di sperare che il volume successivo esca presto, molto presto.


[G.L.]





Le ragazze nello studio di Munari di Alessandro Baronciani

Questa è la storia del giorno dopo in cui avevi tutto (o così credevi), ma finisci per perderlo.
Fino al giorno prima, Fabio aveva tre ragazze, poi una dopo l’altra, quasi tutte insieme, finiscono per mollarlo.
Ogni abbandono lascia un segno, alcuni più di altri. Un segno fatto di ricordi, di tazze vuote, maglie azzurre, rimedi per la febbre, citazioni sbagliate, spezzoni di film e libri, tanti libri. La soluzione per sopravvivere è cambiare. Un cambiamento obbligato che se non si avvera, porta alla morte o, peggio ancora, all’invecchiamento, diceva Munari.
O un saggio cinese.
O un video su youtube, non importa.

Per Munari le cose non finivano, anche se erano fragili come le sue macchine impossibili che, anche se si rompevano, erano facili da rifare, avevano in sé la forza, il potenziale per trasformarsi sempre in qualcosa di nuovo. Cambiare per andare avanti. Farlo per sé e autonomamente, non necessariamente per migliorare o peggiorare, ma soltanto cambiare. Diventare altro, qualcosa di nuovo in cui riconoscersi, costruirsi occhi nuovi sul mondo, diventare parte della storia scritta nelle pagine e non un segnalibro tra esse.
Un libro romantico, malinconico quanto basta, sul sentimento imperfetto che rompe la perfezione di ogni regola e metodo, ma che per essere apprezzato ha bisogno proprio di quelle regole che infrange. Per emergere, per splendere. Ed è qui che entra in gioco la fantasia, quella cosa che rende tutto imprevedibile e possibile.
Come l’amore.



[V. F.]

Post più popolari