Ringo #3 e 4 - Recensione

Continua il viaggio di Ringo & co., tra la basilica di San Pietro e la Ruota della (s)fortuna

Azione, sentimenti, desolazione e follia sono solo alcuni degli ingredienti presenti negli ultimi due episodi di Orfani: Ringo, Città aperta e Il numero quattro, in cui prosegue il viaggio di Ringo insieme a Rosa, Seba e Nuè (i tre ragazzi che sono stati affidati alle sue "cure"). Il viaggio li porterà a far tappa a Roma per poi proseguire verso nord. Un percorso pieno di ostacoli e che sembra ben lontano da giungere a destinazione...

[Attenzione: quanto segue non è spoiler free, trattare con parsimonia!]

(Roma) Città aperta

A far da sfondo al terzo episodio di Ringo c'è la Città Eterna. O meglio, una versione decadente e desolante della Roma che conosciamo, frutto della sistematica operazione iconosclasta da parte degli autori, che operano una decostruzione e "defamiliarizzazione" delle architetture e dei paesaggi (come efficacemente descritto da Simone Rastelli su Lo Spazio Bianco), tale da rendere tutti i luoghi tetri ed angoscianti, soprattutto per il paragone tra il setting mostratoci nelle tavole e il modo in cui ognuno di noi li ha impressi nella memoria. 
I nostre eroi si fermano in un edificio abbandonato e si dividono in due squadre: Rosa baderà al malaticcio Nuè mentre Ringo andrà con l'irruento Seba a cercare delle medicine per lo stesso Nuè. La città, piena di reietti e freaks, non sarà clemente nei confronti di nessuno di loro: tra le altre cose, assistiamo a un abuso perpetrato ai danni dello stesso Seba da parte di una signora avanti con l'età ("Lei... Ha voluto qualcosa da me..."). Questa scena si svolge nella Basilica di San Pietro, ai piedi della stessa famigerata scultura, la pietà di Michelangelo, che viene citata anche nella splendida cover di Emiliano Mammucari: Ringo al posto di Gesù e la Mocciosa al posto della Madonna.
Buona prova di Roberto Recchioni ai testi, che con stile efficace e senza fronzoli porta avanti la narrazione dell'albo con raro dono di sintesi. Forse alcuni botta e risposta tra Ringo e Seba possono esser poco più che frasi ad effetto, ma nel contesto paiono funzionare anche quelle. Il difetto principale è nel cercare di capire dove gli autori vogliano andare a parare con la trama generale (si richiede una certa pazienza da parte dei lettori, insomma...).


Il ritorno dell'Orfano Oscuro: Ambrosini come Miller!

C'è da dire, poi, che al di là dell'indubbio valore intrinseco di Carlo Ambrosini (Dylan Dog, Napoleone, Jan Dix) come disegnatore, alcuni elementi delle sue tavole non sono eccezionali come dovrebbero: certi volti e certi dettagli sono scostanti nonostante, come abbiamo già accennato, i luoghi dell'ambientazione siano rappresentati in maniera molto suggestiva ed alcune tavole siano davvero una delizia per gli occhi (come questa in alto che ci mostra una sorta di "Orfano Oscuro", ovvero un Ringo in una posa ispirata a quella del fondamentale Dark Knight di Frank Miller).
Indubbiamente al risultato finale contribuisce in positivo l'ottima colorazione di Giovanna Niro, che conferma il gran lavoro dei coloristi per la serie.

Il Sommo Audace


Il numero quattro

Nel quarto episodio è presente una chiara matrice supereroistica (Ringo arriva e salva il ragazzo finito fatalmente in una trappola pericolosa!), oltre a un riferimento pop a un famoso programma di Rete 4 (presente già nelle parole iniziali tratte dal libro della presidentessa Juric): si tratta nientemeno che della “La ruota della fortuna” della buon’anima di Mike Bongiorno ("Gira la ruota! Viva la ruota! E da casa puoi giocare anche tu!"). E su tutto aleggia una presenza inquietante: non è che si passerà, nel futuro prossimo, ad “Ok il prezzo è giusto” della titanica forzista Iva Zanicchi ("Cento! Cento! Cento!")?


Il bello della prima stagione di Orfani è stato, oltre alla struttura bipartita – davvero vincente e avvincente, col senno di poi! –, il fatto che la mente che aveva partorito l’idea della serie era anche la mente che la realizzava, mese dopo mese. Sul talento, anzi, sui talenti, di Roberto Recchioni, gli Audaci – un po’ tutti, in realtà – si sono dilungati più di una volta e se c’è una qualità (qualcuno parlerebbe di dono!) nello scrittore romano è che riesce a dare ai suoi soggetti un’anima vera, onesta, magari un po’ brutale a volte, ma sempre e comunque sincera: anche quando si tratta di fare ingombranti riferimenti alla cultura popolare, importanti citazioni e così via…

Non manca mai, quando è Recchioni a tenere le redini di una storia, la voglia di spiazzare, di mischiare le carte (ormai hanno fatto scuola i suoi meravigliosi colpi di scena)… di stupire il lettore! Purtroppo – o per fortuna, forse! – tutto questo manca quando il soggetto è scritto a quattro mani con il pur valente Mauro Uzzeo (autore in solitaria della sceneggiatura de Il numero quattrogià visto all'opera nel numero due): "per fortuna" perché magari potrebbe essere una copia sbiadita di quello che RRobe sa fare e fa quando decide di spendersi davvero; "purtroppo" perché l’alternanza di stili si sente e non concilia una lettura più consapevole e critica della serie nel suo complesso.
L’impressione è che, dopo gli strepitosi numeri dispari (l’uno e il tre), scritti interamente da Recchioni, quelli pari siano destinati a essere quasi dei riempitivi, delle storie non fondamentali delle quali le serie ideate da Recchioni non hanno assolutamente mai avuto bisogno (eppure, a intervalli più o meno regolari, sono sempre là… chi ha detto John Doe?!). L’ipotesi è che potremmo assistere a una serie che si porterà avanti con entusiasmi alterni, proprio come alterni saranno i nomi degli scrittori.


Alle matite, dopo il divino Carlo Ambrosini, troviamo Alex Massacci, al suo esordio in Bonelli. Dal punto di vista grafico – ai colori troviamo l’efficacissima Alessia Pastorello – il godimento è assicurato. L’artista anconetano, classe ‘76, dopo aver collaborato con il prolifico Federico Memola prima per Altrimondi 2006 e poi per Jonathan Steele (sempre per la Star Comics), è riuscito a farsi strada nell’affollatissimo panorama fumettistico degli Stati Uniti, dove lavora sia per la Marvel che per la DC Comics: tornando appunto al clima supereoistico dell'albo, il suo stile calza a pennello! Siamo certi che, forte di una prova del genere, rivedremo presto le sue matite su di un albo della casa editrice di via Buonarroti.

RolandoVeloci


P.S. Un nuovo appello al nostro mito Franco Busatta (curatore della serie), che nel quarto albo supera se stesso con le sue introduzioni imprescindibili (accompagnate da "approfondimenti tematici" di livello): stavolta cita recensioni di Youtubers che incensano la serie con un senso critico inaudito. 
Gentile Franco, insomma, se la prossima volta magari ti andasse di citare il buco nell'ozono o di parlare delle condizioni climatiche in Indocina, ricordati che potresti ad esempio spendere due paroline sul disegnatore dell'albo (povero Massacci), esordiente, e, come già detto, molto promettente! Giusto un consiglio, tanto per dire, eh! 

[Nota di Giuseppe "Giuppo" Lamola]




ORFANI: RINGO "Città aperta”
NUMERO: 3 (Orfani #15)
DATA: Dicembre 2014
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO e SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni
DISEGNI E CHINE: Carlo Ambrosini
COLORI: Giovanna Niro
COPERTINA: Emiliano Mammucari












ORFANI: RINGO "Il numero quattro”
NUMERO: 4 (Orfani #16)
DATA: Gennaio 2015
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO: Mauro Uzzeo e Roberto Recchioni
SCENEGGIATURA: Mauro Uzzeo
DISEGNI E CHINE: Alex Massacci
COLORI: Alessia Pastorello
COPERTINA: Emiliano Mammucari



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