Kenobit e lo Scanlendario 2026 – Progetti per un presente migliore
Benvenuto. Partiamo da una domanda importante: cos’è lo Scanlendario e quale obiettivo si pone?
L’obiettivo dichiarato è “mettere l’amore per i videogiochi al servizio del mutuo aiuto”. Il mondo del gaming è molto depoliticizzato, e proprio per questo ci piace l’idea di rivendicare il potenziale politico e sociale dei videogiochi. Possiamo continuare ad amarli, ma ricordandoci che là fuori c’è un mondo difficile e che abbandonarci al solo escapismo digitale ci disinnesca.
Lo Scanlendario mette i videogiochi al servizio della solidarietà. Perché secondo te i videogiochi, a differenza di film, libri e fumetti, sono erroneamente visti come qualcosa di non politico?
Ci sono vari motivi. Da un lato, con fenomeni come il Gamergate, l’evento che ha spianato la via all’ascesa della alt-right statunitense (che poi si è propagata in giro per il mondo), la politica c’è eccome. Giochi come Call of Duty, dove si glorificano le armi e le gesta dell’esercito USA, sono estremamente politici, anche se molti gamer si raccontano che non lo siano. Dall’altro, sono visti come non politici perché la stampa che li racconta, così legata alla dimensione dell’hardcore gaming e alla comunicazione commerciale, tende a schivare le loro implicazioni etiche e politiche. È un vero peccato, perché così ci si perde un pezzo importante del puzzle.
Stiamo vivendo una sorta di risveglio collettivo trainato principalmente dalle nuove generazioni. Ci sono delle opere (che siano film, libri, fumetti o videogiochi) che personalmente ti hanno ispirato e quindi consiglieresti?
Domanda infinita. :)
Come libro, consiglio sempre Cronofagia, una lettura che mi ha fatto mettere a fuoco l’importanza della riconquista del nostro tempo. Se volete qualcosa di narrativo, invece di un saggio, vi propongo I reietti dell’altro pianeta di Ursula K. Le Guin, il libro di fantascienza più bello che abbia mai letto, dove si parla anche di valori molto affini allo Scanlendario. Come fumetto, ultimamente sono in fissa con L’isolo di Maicol&Mirco, un recentissimo capolavoro tutto italiano. Sul fronte videogiochi, di recente mi sono innamorato di Murders on the Yangtze River, un gioco cinese in stile Phoenix Wright.
Cos’è il progetto Alberi della Rete e perché è così importante?
Siamo abituate a dare internet per scontato, come se fosse l’acqua corrente (altra cosa che in guerra è tutto fuorché scontata), ma non lo è. La connessione è una necessità fondamentale, per una miriade di motivi. Il primo è che serve a rimanere in contatto con il resto del mondo, in primis per documentare ciò che sta succedendo. Senza internet, terribili angherie possono passare inosservate, e mai come ora è fondamentale tenere gli occhi ben puntati sulla Palestina. Inoltre, per chi è nella Striscia di Gaza, l’accesso a internet permette di comunicare con i propri cari (anche all’estero) e di coordinarsi su necessità base come il cibo, i medicinali e le situazioni di emergenza. Alberi della Rete ha affermato delle pratiche che permettono di creare hotspot in punti strategici, restituendo al popolo la possibilità di accedere alla dimensione online.
Zerocalcare, Fumettibrutti, Daniel Cuello, Luca Tieri e tuttə lə altrə fumettistə che partecipano al progetto hanno donato le loro opere per sostenere l’iniziativa. Come sono stati scelti i soggetti delle loro illustrazioni? I videogiochi rappresentati hanno un significato specifico?
Facile, abbiamo semplicemente detto: “Scegli il videogioco che preferisci!” Ci siamo giusto accertate di non avere doppioni e abbiamo lasciato libertà totale alle artiste. Ogni mese rappresenta un videogioco molto amato da chi l’ha disegnato. C’è sicuramente un significato in ogni opera, ma scoprirlo sarà un piacere di chi la guarda.
Se vogliamo iniziare a ribellarci al monopolio dei social spartito tra Google e Meta, da dove consigli di iniziare? Quali sono i social alternativi che le persone possono utilizzare?
Il Fediverso vi aspetta. È una dimensione social libera, open source, decentralizzata, senza padroni, senza pubblicità, senza tracker. È fatta in modo che nessuno, nemmeno con i soldi di Zuckerberg, possa comprarla o dominarla. Si basa sul protocollo ActivityPub e offre tutto quello che troviamo sull’internet commerciale, dai social, come Mastodon, ai video in diretta o on demand, con PeerTube e Owncast. Se vi incuriosisce, potete venire a sbirciare su Livellosegreto.it, l’istanza Mastodon che ho cofondato.
Di recente hai parlato dell’importanza di non sentirsi in colpa se utilizziamo gli strumenti del capitalismo digitale, pur tenendo in considerazione le tue idee abbastanza nette su questo tema. Quanto è difficile mantenere un equilibrio tra le scelte radicali e quello che tu stesso definisci come “piacere di fare scelte in libertà”?
Sono convinto che le scelte di libertà non siano sacrifici, ma rivendicazioni gioiose. Il capitalismo pervade ogni aspetto del mondo e tutte, in un modo o nell’altro, ne siamo toccate. Non credo che il cambiamento possa partire dal senso di colpa, anche perché la colpa non è nostra, ma di chi tiene le redini del mondo. Smettere di sostenere le realtà che ci fanno male è un atto di cura verso noi stesse e la comunità che ci circonda. Non è una gara di purezza, bensì un cammino collettivo verso una nuova consapevolezza. Che non sia una gara di purezza è fondamentale, perché c’è chi, per una miriade di motivi, non ha modo di fare determinate scelte. Detto questo, nel momento in cui inquadriamo la lotta come una pratica gioiosa, coniugare vita e scelte radicali diventa più facile.
Intervista a cura di Simon Savelli.
Fabio Bortolotti, in arte Kenobit, è stato un giornalista per riviste di videogiochi quali The Games Machine, Giochi per il Mio Computer, Nintendo La Rivista Ufficiale e molte altre.
Successivamente ha curato la traduzione di più di 50 videogiochi tra cui Far Cry 3/4/5/6, Shin Megami Tensei V e Thimbleweed Park.
Dal 2009 suona chiptune con il suo Game Boy in tutto il mondo, esibendosi dagli Stati Uniti al Giappone, dal Sud America alla Russia. È cofondatore di Livello Segreto e si impegna per la divulgazione del software libero e la ricerca di alternative etiche ai social più utilizzati.








