Il carcere visto attraverso la matita di Tonio Vinci

Un fumetto sul mondo carcerario vissuto e incontrato per la prima volta da un insegnante di disegno


Fumetti per l’evasione è un racconto di Tonio Vinci, pubblicato da Momo Edizioni nell’aprile 2024. Vinci è autore di fumetti e, oltre a essere insegnante della Scuola Internazionale di Comics di Pescara, ha pubblicato vignette per Il Male di Sparagna e Animals e ha firmato diversi fumetti, tra cui O’Stablemend (Hazard Edizioni), Nonni (Tunué), Noi (Oblò Aps Editore), Rossetto (Rw/Astromica) e il recente Lucio Battisti?! Non sono mica io! (Feltrinelli).

In quest’occasione racconta della sua esperienza come insegnante di fumetto all’interno di un carcere, dove i suoi studenti sono molto diversi da coloro che solitamente accompagna nel mondo del disegno, per età, esperienze vissute, e molto altro. 

Un approccio narrativo sincero

Tonio Vinci viene chiamato improvvisamente per svolgere un corso di disegno a fumetti in carcere. Inizialmente spaventato, decide di accettare, quasi soltanto per un fattore economico. Quello che poi si ritrova davanti, però, mette in discussione molte delle sue certezze.

L’approccio narrativo è realistico e asciutto, privo di fronzoli e perbenismi (a tratti persino cinico). Descrive il suo viaggio personale, il mutare della sua percezione, tra idee che cambiano e nuove prospettive che emergono grazie a quest'esperienza. Non ci sono risposte definitive: Vinci si propone come osservatore, non come portatore di verità. 

Nuove domande arrivano alla sua mente. Ad esempio inizia a chiedersi se carcere come sistema punitivo sia giusto o sbagliato: a questo e a molti altri interrogativi propone delle riflessioni, mai delle sentenze. Risposte aperte, talvolta incerte. Pensieri di una persona che, prima di quel momento, non ha mai avuto a che fare con il mondo carcerario e ne racconta il suo primo approccio con spirito neutro, curioso, cauto.

L’autore, nonché protagonista, si trova in bilico tra un costante velato senso di paura e la professionalità di un insegnante di disegno che vede semplicemente i suoi studenti esattamente per quello che sono: studenti. Anche se un detenuto lo riporta spesso alla realtà con poche semplici parole: “ci tratti come… persone”. 

La figura di Vinci, spontanea e naturale, vuole semplicemente insegnare a disegnare e a raccontare, così che i suoi studenti possano evadere metaforicamente dalla prigione: proprio da qui nasce il titolo Fumetti per l’evasione.

Interno ed esterno

L’autore/protagonista si muove – anche visivamente – tra due dimensioni: interna ed esterna, tra riflessioni mentre è nel carcere e pensieri che emergono mentre passeggia all’esterno, nel mondo, o mentre prende il treno per recarsi alla struttura. E proprio sul treno ha luogo uno sketch divertente: l’incontro con un prete non molto perspicace che non riesce a inquadrare correttamente il lavoro di Vinci, ma che comunque ogni volta finisce per benedire lui e i suoi “misteriosi” studenti.

Questa doppia dimensione è molto evidente, ma forse lo è sempre nel momento in cui si parla di sistema carcerario e case di detenzione. Da una parte abbiamo un’umanità dimenticata su cui penzolano interrogativi ancestrali sul bene e il male; dall’altra una dimensione in cui ci si dimentica di essere liberi e libere e di poter vivere una vita che scorre sotto il cielo. E che in questa vita libera ci sono familiari, amiche, amici, fidanzati e fidanzate sia delle persone carcerate (in Italia il 97% sono uomini, secondo i rapporti di Antigone) sia delle vittime.

Il finale, commovente, ci porta a riflettere ancora una volta: racconta della vita spezzata di un uomo, uno studente di Vinci, che muore la notte prima della tanto attesa libertà, un’attesa durata per oltre trent'anni. 

L’evento, inaspettato e inatteso, continua a condurci sulla via battuta da Vinci in una dimensione sincera e realistica della vita vera, cruda, senza fronzoli, e soprattutto che non si lascia impietosire dal pentimento o dal cambiamento.

Dante e l’inferno in Terra

Dante Alighieri è una figura che accompagna tutto il racconto. La finalità del progetto all’interno del carcere, infatti, è la produzione di un libro su “Dante e le donne”, prendendo in considerazione le figure femminili della Divina Commedia come Piccarda Donati, Pia De’ Tolomei e ovviamente Francesca, attualizzando tutto con il femminicidio e il ruolo della donna nella società moderna.

Questo punto è molto interessante, anche se nel racconto non viene approfondito nei suoi vari aspetti. La reazione dell’autore è preoccupata perché la maggior parte dei suoi alunni “non tiene in mano una matita da cinquant’anni”, una preoccupazione più che lecita per un insegnante di disegno. Mancano però delle riflessioni sul fatto che in classe siano tutti uomini e sull'ipotesi che qualcuno di loro sia lì per aver commesso un femminicidio… 

Un parallelismo perpetuo che troviamo nel racconto è quello tra i gironi infernali di Dante e il carcere, spesso lasciato emergere anche dagli stessi detenuti. Alcuni dei quali hanno imparato a leggere e a scrivere proprio all’interno delle mura in cui sono confinati da anni. Uno, in particolar modo, racconta che questo gli ha “donato la libertà”, e la riflessione che propone l’autore è quella che forse faremmo tutti e tutte noi: “Cosa avremmo fatto al loro posto?”, “Cosa puoi fare nel mondo se non sai né leggere né scrivere?”, “Puoi davvero essere libera o libero di scegliere la tua strada?”. Tutto ciò, inevitabilmente, rimanda a domande etiche profonde sulla responsabilità individuale e quella delle società, e a considerazioni relative al semplice frutto del caso che determina dove e in qual contesto nasciamo.

Decorazioni e colori

Lo stile è davvero affascinante e coinvolgente, realizzato tutto in digitale. Sembra quasi un flusso di coscienza, come se l’autore ci avesse aperto le porte della sua mente, oppure come se le avesse perfettamente trasposte sulle pagine con forme e colori. Le pagine sono ricche, ricchissime di decorazioni, motivi geometrici, forme astratte e figurative, che creano un caleidoscopio di colori in cui è bellissimo lasciarsi andare e farsi guidare. Alcune pagine e alcune vignette sono delle vere e proprie illustrazioni, immagini con doppi e tripli significati, a guardarle bene. 

Un’espressività colorata, ma anche ironica e spesso amara. Dai colori sgargianti e dal poco interesse per tratti definiti o troppo aderenti alla realtà. Disegni poco realistici e colori accesi e vivaci rendono il racconto estremamente efficace e comunicativo, a tratti commovente.

Talvolta sembra che le figure si muovano su una carta da parati, ora geometrica, ora morbida e floreale. Un gioco di movimenti, curve e spigoli decisamente travolgenti.


In conclusione

Anche se sarebbe stato interessante approfondire ancora di più l’esperienza, sicuramente Fumetti per l’evasione è un'opera che lascia degli spunti di riflessione utili e importanti.

Marta Bello

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