ADAM WILD #2 - Recensione
Manfredi, Parlov e l’Adam che ci ha incantato!
Se abbiamo potuto godere di tanta bellezza il merito non è
soltanto di Gianfranco Manfredi, ma anche del talentuoso Darko Perovic. L’artista serbo, classe ‘65, non è nuovo al pubblico
delle serie manfrediane: si è fatto apprezzare, in passato, per il suo tratto
realistico e solenne sulle pagine di Magico Vento e di Shanghai
Devil. Il suo esordio sulla serie dedicata al mitico Ned Ellis avviene con i glorioso I
lupi blu, n. 64, del settembre 2002 (testi di Manfredi e copertina da
antologia del maestro Pasquale Frisenda).
A questo primo albo ne seguiranno altri quattro della serie regolare mensile da
100 pagine e altri cinque della serie regolare bimestrale (memorabile il suo
lavoro per L’aquila e il serpente, n. 129, del luglio 2010, sempre sui
testi di Manfredi, con copertina vividissima di Corrado Mastantuono). La sua collaborazione con il vulcanico
Gianfranco è andata avanti e ha permesso ai lettori di godere di altri due
gioielli sulla serie Shanghai Devil: parliamo di Hotel
Europe
e A
ferro e fuoco, rispettivamente i numeri 6 e 17 del marzo 2012 e del
febbraio 2013. Adesso, dopo anni di lavoro e di
soddisfazioni internazionali (Perovic ha anche lavorato per il mercato francese,
collaborando con Soleil), il
talentuoso disegnatore ha ricevuto l’incarico di realizzare tutte le copertine
di questa nuova serie e siamo certi che continuerà a stupirci e a regalarci
tavole degne di essere ricordate!
RolandoVeloci
Ma quanto è bello il numero due di Adam Wild?! Tanto,
davvero tanto! Era da molto tempo – all’incirca dalla fine delle pubblicazioni
di Shanghai Devil, nel marzo 2013 – che noi Audaci non leggevamo una storia
d’avventura di questa scorrevolezza, veloce e agile, carica di una forza
grafico–narrativa così potente da trasportarti in mezzo ai personaggi, capace
di farti tremare per un possente barrito o per un vicino colpo di fucile. Tutto
questo, e molto di più, è Adam Wild, la nuova serie del grande
Gianfranco Manfredi, che ha esordito
in edicola lo scorso ottobre con Gli schiavi di Zanzibar, e ora torna
con La
carica degli elefanti (per i disegni di Darko Perovic).
Dopo il successo di Lucca Comics & Games 2014 (avete fatto vostra l’edizione a
tiratura limitata con la copertina da infarto firmata dall’immenso Enrique Breccia, indiscusso maestro
argentino del fumetto? Noi Audaci sì, ovviamente!), Adam è chiamato a bissare
l’alta qualità del primo episodio e vi possiamo dire, senza paura di essere
smentiti, che Manfredi ha fatto ancora una volta centro, regalandoci una storia
davvero appassionante!
Dopo la interessante e documentata pagina introduttiva di
Safari
(dedicata all’esploratore David Livingstone,
la cui presenza aleggerà in queste pagine anche nel prossimo numero, I
diari segreti di Livingstone, in edicola dal 4 dicembre), ci
addentriamo nella narrazione per immagini e facciamo immediatamente la
conoscenza di quello che si rivelerà essere uno dei protagonisti assoluti della
serie: Frankie Frost.
Quello che finora è stato solo un fantasma, una
presenza inquietante che ispirava odio e disgusto in Adam, ora prende corpo e
si materializza davanti ai nostri occhi. Frost è uno spietato uomo di azione,
al soldo prima di Barnum e adesso di
Bailey: il suo compito è procurare
indigeni («esemplari davvero rari. […] I più esotici possibili!», parole sue!)
per uno squallido circo umano da allestire in America. E per pagare questi
schiavi, stermina elefanti per procurarsi l’avorio da usare come merce di
scambio con i negrieri Arabi che detengono il monopolio della tratta dei neri.
Ciò che colpisce, di quest’uomo, è la sua freddezza (siamo certi che “Frost”
sia proprio uno speaking name: uno di
quei nomi che rivelano il carattere del personaggio che identificano): sembra
non essere in grado di provare emozioni. Uccide senza tradire la minima
incertezza, trattasi di uomini o bestie: per lui non fa differenza. Ci sono
solo i suoi affari e tutto ciò che lo separa dal raggiungimento del suo
obiettivo è un qualcosa da eliminare, con ogni mezzo. Proprio per questo suo
lato disumano, quasi diabolico, viene nominato dalla sua scorta indigena
“diavolo bianco”.
Ma ad Adam non interessa se c’è o meno lo zampino del
diavolo: lui ha giurato a se stesso che farà di tutto per mettere i bastoni tra
le ruote a chi si arricchisce per mezzo della sofferenza umana e a chi stermina
gli elefanti per il loro avorio. Quindi Frost è suo nemico giurato pur non
avendolo mai visto in volto e senza mai averci avuto a che fare. Come nel
finale del numero scorso, si intrufola nel covo del nemico per fare giustizia
solo che questa volta ci sarà, diciamo, un po’ più di movimento e il concerto
per fucile iniziato da Adam avrà dei risvolti imprevedibili…
Di questa storia bellissima rimane l’idea che Manfredi sia un maestro assoluto della scrittura, è quasi divino il modo in cui riesce a farci conoscere i suoi personaggi nel giro di poche ma sempre significative battute. Memorabili le poche e spietate frasi di Frost, simpatiche e umanissime quelle del Conte Narciso Molfetta (la spalla ideale di Adam)!
Di questa storia bellissima rimane l’idea che Manfredi sia un maestro assoluto della scrittura, è quasi divino il modo in cui riesce a farci conoscere i suoi personaggi nel giro di poche ma sempre significative battute. Memorabili le poche e spietate frasi di Frost, simpatiche e umanissime quelle del Conte Narciso Molfetta (la spalla ideale di Adam)!
RolandoVeloci