Lavennder

Il sorprendente Speciale Le Storie di Giacomo Bevilacqua



Rieccoci tra voi per parlare del quarto Speciale a colori della collana Le Storie, un albo che porta una firma specialissima: quella di Giacomo “Keison” Bevilacqua. Di cosa parla l’episodio, interamente realizzato dall'autore di A panda piace, Metamorphosis e Il suono del mondo a memoria? Per rispondere a tale quesito ricorreremo alla sinossi riportata sul sito della Casa delle Idee di via Buonarroti, che recita come segue:

«Una vacanza in paradiso, tra le acque cristalline dell’oceano. Un’isola perfetta, incontaminata, deserta... O no? Dietro questa facciata idilliaca, questo scenario da cartolina, i giovani Gwen e Aaron intravedono qualcosa di inquieto e misterioso. Qualcosa che si muove tra le fronde, nel fitto della foresta. E sembra spiarli […]».

[Si consiglia di proseguire dopo aver letto l'albo.]




Il mio amico Sommo aveva ragione affermando: «Rolando, questa è una storia alla quale all’inizio potresti non dare una lira (o un euro; n.d.a). Penserai che non c’entri nulla con la collana Le Storie, finora fatta di episodi tutti ambientati nel passato o nel futuro, ma mai nel presente. Leggila e fammi sapere che cosa te ne pare». Sarò onesto: il Sommo mi conosce bene e sa come stuzzicare le corde più profonde della mia curiosità. E, (s)consigliandomi questa lettura o, quantomeno, non invogliandomi, era certo di ottenere l’effetto opposto, cioè di fare colpo sull’area del mio cervello che pensa: “E vediamo com’è, allora!”
Confesso che quando ho letto la chiusa dello scritto di presentazione, sempre sul sito ufficiale Bonelli,
«C’è forse qualcun altro insieme a loro, in quel luogo remoto?»

il pensiero che il Sommo mi avesse assegnato una lettura farlocca un po’ mi è passato di mente.
Con che razza di domanda si conclude la sinossi!? “C’è forse qualcun altro?” Be’, guai se non fosse così, no?! Sai che noia, altrimenti! Ma, tranquilli: i giovani fidanzati, Aaron e Gwen, non sono soli, purtroppo per loro e per nostra fortuna!
Dico per nostra fortuna perché questo Speciale de Le Storie è quanto di più entusiasmante ed eccitante prodotto per la collana negli ultimi mesi e dalla Bonelli nell’ultimo anno: leggere per credere!


Aaron e Gwen sbarcano – grazie all’aiuto di Piotr, giovane collaboratore dell’agenzia turistica Levannder – su un’isola deserta per passare una decina di giorni lontani dal logorio della vita moderna (evidenti i riferimenti a facebook, ai selfie, agli smartphone, ai cookie, ai contratti a tempo indeterminato). Qualche breve pennellata e Bevilacqua delinea magnificamente le personalità dei due, totalmente agli antipodi: tanto è meticolosa, studiosa e razionale Gwen, tanto è approssimativo, svogliato e istintivo Aaron. La prima lavora in un museo, il secondo – nonostante sia avvocato – è disoccupato. Quando Gwen gli chiede come sia venuto a conoscenza di un posto così magnifico, ma sul quale non si è preoccupato di fare alcun tipo di ricerca, Aaron le risponde che è stato questo paradiso a trovare lui: poter passare 11 giorni in mezzo alla natura incontaminata era sembrata a entrambi un’idea magnifica… non potevano lontanamente immaginare di quanto si stavano sbagliando.

In questo piccolo capolavoro policromo Bevilacqua continua, nel solco della tradizione (non sappiamo quanto voluta ma c’è) bonelliana, a omaggiare l’opera immortale di James Matthew Barrie, lo scrittore scozzese autore, tra gli altri, di Coraggio, ragazzi!, Echi di guerra, L’uccellino bianco e, ovviamente, delle avventure di Peter Pan, personaggio ormai noto a chiunque che compare in Peter Pan nei Giardini di Kensington (1906) e in Peter e Wendy (1911).
Gli altri autori bonelliani a rendere omaggio a Barrie sono stati, sulla serie Dyaln Dog, Claudio Chiaverotti, con l’inquietante fiabesco L’antro della belva (n. 115) e Michele Medda, con due storie, tra le più emozionanti da lui scritte per l’Indagatore dell’Incubo, La prigione di carta (n. 114) e Il battito del tempo (n. 154); mentre, il primo in ordine cronologico a farlo, ma questa volta sulla serie Martin Mystère, è stato Alfredo Castelli, ne I misteri di Londra e ne La terra che non c’è, rispettivamente i numeri 85 e 86 della serie regolare (e successivamente la vicenda è stata ripresa da Carlo Recagno nell’albo n. 280, Ritorno alla terra che non c’è). Come trascurare poi il recentissimo e riuscito omaggio di Polvere di fata, pubblicato circa un mese fa proprio sulla collana Le Storie, con una rivisitazione drammatica del Peter Pan (e sulla quale ci siamo dilungati qui)?
Questa volta, però, i personaggi di Barrie agiscono non come i protagonisti di una fiaba di inizio Novecento, bensì come gli interpreti di una pellicola horror splatter!


(Spoiler
Con il passare dei giorni Gwen si convince di non essere sola con il fidanzato sull’isola e presto ne ha la conferma: esplorando i dintorni, i due si imbattono in una piccola imbarcazione al largo – la Jolly Roger (lo stesso nome della barca di Capitan Uncino!) – e in due loschi figuri che sembrano l’incarnazione del laido e dell’equivoco. I loro nomi? Jacques e Mr. Smee. Se questi due nomi non vi dicono niente, ci pensano i vostri Audaci del cuore a rinfrescarvi la memoria! Sapete qual è il nome di battesimo di Capitan Uncino? Giacomo, proprio come quello dell’autore di questa storia! E Smee, in inglese, è il nome originale di Spugna, il suo nostromo. Tra l’altro, anche Jacques ha perso una mano, proprio come Hook, solo che al posto dell’uncino si ritrova una protesi con tanto di lama a scatto; altra curiosità, egli ha anche una storia – molto breve, in realtà – da raccontare alle sue malcapitate vittime: la sua mano è stata mangiata, insieme all’orologio, da un coccodrillo (sono sufficienti i parallelismi tra i due?!).
Come se non bastasse, a questi due figuri poco raccomandabili se ne si aggiungono altri sei decisamente più spaventosi: una specie di bimbi–mostro che sembrano i veri abitanti dell’isola e di una fatiscente casa sull’albero trovata in precedenza dai due fidanzati. Questi bambini sono sei proprio come sei sono i bambini perduti (con tanto di gemelli!) della storia di Peter Pan. A questo punto manca solo lui, il bambino che non vuole crescere: ma, statene certi, il finale vi farà sobbalzare sulla sedia!
Il quadro dei personaggi è completo e, una volta che tutti i protagonisti sono sulla scena, il passo dalla tensione all’orrore è brevissimo. Tanti e continui sono i campanelli di allarme che suonano intorno alle orecchie dei due giovani, ma inizialmente è soltanto Gwen (a proposito di nomi: il suo è il diminutivo di Gwendalin… ma si potrebbe optare per Wendy, ovvero il nome della bambina protagonista della storia di Peter Pan, che ne dite?) a coglierli, mentre Aaron sembra voler ignorare anche gli indizi più lampanti: ma dovrà arrendersi alla tragica evidenza. 
(Fine spoiler


Visti i colpi di scena finali, il lettore è portato a rileggere l'intera storia sotto un'ottica differente, elemento affascinante che accomuna diverse sceneggiature realizzate da Bevilacqua (come lo stesso autore ammette, accomunando Metamorphosis, Ansia la mia migliore amicaIl suono del mondo a memoria e Lavennder in un'intervista rilasciata di recente sul sito Bonelli).

I disegni di Bevilacqua sono una vera meraviglia per gli occhi. Il suo tratto spesso, corposo, rende alla perfezione sia i corpi dei protagonisti – nonostante accenni, in più di un tratto, a una sintesi quasi minimale – che le lussureggianti ambientazioni. È la natura la vera protagonista di questa storia: il verde dell’isola, il giallo della spiaggia, l’azzurro del cielo, il celeste del mare. Tutto concorre alla realizzazione grafica di quello che non è erroneo definire un paradiso naturalistico, anche se non ci sono bestie o, meglio, non ci sono bestie scientificamente parlando, a parte un tonno che verrà mangiato e uno squalo che mangerà qualcuno. La colorazione predilige i toni del pastello e, oltre a realizzare un caleidoscopio di riflessi e ombre di indicibile bellezza e freschezza, rende le tavole di questa storia un qualcosa di unico, di mai visto su una pubblicazione Bonelli (e dire che negli ultimi anni i nostri occhi si sono ben viziati grazie alle stagioni di Orfani, eh!). Tutto ciò senza mai "tradire" la classica impostazione grafica della gabbia bonelliana. Lo stesso autore ha dichiarato nella già citata intervista sul sito Bonelli che "la gabbia bonelliana si prestava appieno per incasellare ogni singolo evento che avevo in testa, dall'inizio fino al finale, ed è riuscita ad accogliere perfettamente tutto ciò che volevo dire, nel modo in cui volevo farlo."

Il processo di colorazione digitale di una tavola dell'albo.

Le sequenze disegnate narrano alla perfezione la storia scritta e permettono un’infinità di volte di vedere con gli occhi del predatore ciò che fa la preda: da manuale la sequenza finale in acqua quando si alternano i campi visivi dello squalo sott’acqua e dei fidanzati, oltre il livello del mare, in procinto di salire a bordo di una barchetta; o anche quando prima Aaron, poi Wendy, vanno alla ricerca dell’accampamento di Jacques e Mr. Smee in tavole simmetriche studiate nei minimi particolari dall’autore.

Una storia non ambientata nella Storia, che appartiene a un genere abbastanza inedito per la Bonelli: un survival thriller in grado di tenere il lettore incollato fino all’ultima pagina. Rappresenta inoltre l’ulteriore prova della versatilità e delle capacità ormai giunte a piena maturazione di un autore che riesce a districarsi tra strisce comiche, graphic novel e albi di formato bonelliano con straordinaria disinvoltura e immutato gusto. Considerati i risultati stratosferici conseguiti a livello qualitativo, questo Speciale Le Storie promette pertanto di proiettare Giacomo Bevilacqua tra gli autori stabili della scuderia di via Buonarroti.

Rolando Veloci
(con un piccolo contributo motivazionale da parte del Sommo)



“Lavennder” 
SERIE: Speciale Le storie 
NUMERO: 4
DATA: luglio 2017 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO, SCENEGGIATURA, DISEGNI E COLORI: Giacomo Bevilacqua 
COPERTINA: Aldo Di Gennaro









Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore.

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