La normalità delle differenze: intervista a Claudia Petrazzi
La realizzazione di Atomi raccontata direttamente dalla sua autrice
Qualche mese fa vi avevamo parlato di Atomi, l’esordio di Claudia Petrazzi pubblicato a fine febbraio da Bao Publishing. Il fumetto racconta le vicende romanzate dell’autrice e del suo doppio, Atomica, di come hanno imparato a convivere nonostante le differenze dell’una e dell’altra. Una storia che, con ironia e comicità, parla di consapevolezza e accettazione, condito tutto in salsa horror.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autrice, parlando del processo di realizzazione di una narrazione che parte da spunti autobiografici e di cosa è la normalità al giorno d’oggi.
Com’è nata l’idea di Atomi? Parlare di te a un pubblico di lettori ha reso la realizzazione di Atomi più facile o più difficile?
L’idea è nata in modo semplice e piuttosto folgorante. Cercavo un nickname con cui firmarmi da un po’ di tempo, e una sera, così per gioco, mi hanno suggerito il nome Atomica. A me, una che si fa chiamare così, ha dato subito l’idea di una ragazza in stile Tank Girl, che in quel momento mi è apparsa proprio l’opposto di come mi vedevo! Ma mi sarebbe anche piaciuto essere così, e subito ho pensato all’idea di uno sdoppiamento, di queste due personalità apparentemente inconciliabili.
In realtà parlare di me è stato un processo molto naturale, che ha reso fluida la scrittura di Atomi. Inizialmente, tra le tante idee, avevo provato a raccontarla senza tratti autobiografici e non riuscivo a farla funzionare.
Nel tuo percorso artistico hai esplorato diversi ambiti: scenografia, animazione in stop-motion, illustrazione per l’infanzia, fino al fumetto (sia cartaceo che digitale). Quale è stato il tuo preferito?
Il fumetto è un medium che unisce tutte le mie passioni, in più è a basso costo rispetto all’animazione o al video! Mi piace tanto mescolare le influenze e farle confluire in qualcosa di unitario: sulla carta sei libera di fare quello che vuoi, allestire mondi interi senza scontrarti troppo con limitazioni tecniche, costruttive, economiche. La mia tesi di laurea in effetti era sui punti in comune e le compenetrazioni tra scenografia, animazione e illustrazione, ma all’epoca ancora non avevo capito che l’intersezione adatta a me era proprio il fumetto.
La passione per l’horror ti ha portato ad adottarne figure mostruose ed estetica. Per la scrittura invece hai scelto uno stile più ironico, come mai?
Innanzitutto perché l’horror stesso è pieno di ironia e grottesco, ma soprattutto perché l’umorismo è il mio linguaggio da sempre: fin da quando disegnavo fumetti brevi a scuola o interagivo con i compagni. Anche quando ho esordito nell’illustrazione mi sono da subito specializzata in libri divertenti, e prima di scrivere Atomi con fumetti o vignette pubblicati sui social. Sono abbastanza certa che non riuscirei a scrivere una storia senza ironia, per me le risate sono fondamentali, anche per smorzare certe parti narrative che altrimenti risulterebbero pesantissime.
Nel fumetto Claudia è l’unica persona umana in un mondo abitato dai mostri, e ciò la fa sentire fuori posto nonostante sia l’unica persona “normale”. Per te ha senso parlare di normalità in una società sempre più variegata e diversificata?
Per me non ha mai avuto senso parlare di normalità, e oggi più che mai. In questo mi aiuta molto il gioco del mondo abitato da mostri contrapposti agli esseri umani. Perché dipende sempre dai contesti, dai punti di vista e dal tuo vissuto. Quando ero piccola, fino all’adolescenza, ho sofferto sentendomi diversa, spesso senza avere il coraggio di espormi per paura di essere esclusa, ed era un concetto su cui ragionavo molto: cosa gli altri considerano normale e cosa no? E lo sguardo di chi lo decide? La “norma” non è semplicemente che esistono varietà, infinite differenze e mille modi di essere?
Nella vita reale quanto ti senti Claudia e quanto Atomica? Riesci a farle convivere o sono ancora due entità separate?
Io mi sento entrambe, e molte altre persone insieme. Mi piace l’idea che in questa storia la mia personalità compaia due volte e in due modi diversi, chiaramente sintetici e in alcuni casi piegati agli scopi narrativi. Probabilmente se non fossi riuscita a farle convivere, a sanare la ferita delle difficoltà che si incontrano a volte nell’accettarsi e amarsi, non avrei ancora scritto questa storia.
Quali sono state le maggiori differenze che hai riscontrato nella realizzazione di Atomi durante il passaggio dall’autonomia dell’autoproduzione alla lavorazione in team col tuo editore?
La differenza principale è stata nell’apprendere che un’analisi esterna e i consigli giusti possono far bene alla storia. Non che non ne fossi convinta da prima, anche perché sulla scrittura sono autodidatta e pensare di non aver bisogno di migliorare sarebbe ridicolo. Durante la lavorazione autoprodotta mi sono affidata molto all’istinto e ho scritto di pancia, tralasciando alcuni passaggi importanti tra i personaggi. Credo che l’editing di queste parti sia stato fondamentale. Il processo di autoproduzione è stato comunque elettrizzante e ho sperimentato una libertà creativa che da tempo, con i lavori su commissione, avevo dimenticato.
In futuro ti piacerebbe tornare a sperimentare con un progetto autoprodotto?
Penso di sì, forse qualcosa di più breve per poter avere il tempo di curarlo come voglio, senza dovermi prendere mesi di pausa per portarlo a termine.
Intervista di Claudia Carrozzino
Claudia Petrazzi
Classe 1985, Claudia Petrazzi è un’illustratrice e fumettista toscana. Dopo essersi diplomata all’Accademia di Belle Arti di Perugia in scenografia, nel 2009 ha lavorato nello studio Yusaki di Milano come animatrice stop-motion e production designer, contemporaneamente ha iniziato la carriera da illustratrice freelance. Da lì ha iniziato una lunga serie di collaborazioni con editori italiani e stranieri, come Salani, Piemme, Giunti, Deagostini, Mondadori, Auzou Editions, Poulpe Fictions. Con la casa editrice Il Castoro ha sia illustrato la serie Nazar Malik (2020-22), di Olivia Corio, che disegnato il fumetto Clara e le Ombre (2020), scritto da Andrea Fontana, che è valso il Prix Des Lecteurs Du Var in Francia e il Living Book Award in Catalogna. Ha partecipato alle antologie Pagine Verdi (2020) e Synth/ORG vol. 2 (2022) curate da Attaccapanni Press. Nel 2022 ha iniziato ad autoprodurre il webcomic Atomi, che nel 2025 è diventato un fumetto targato Bao Publishing.