Letture seriali: Nero, come un granello di sabbia nella clessidra della Storia

L'epopea storico-fantastica ideata da Emiliano e Matteo Mammucari per Sergio Bonelli Editore

C'è una serie di cui volevo parlarvi da tempo, qui su Letture Seriali, una gran bella proposta targata Sergio Bonelli Editore, approdata in formato di pregio nelle librerie e fumetterie, e che, meritatamente, sta ottenendo un bel plauso anche all'estero, in particolare in Francia.

Nero, l'epopea storico-fantastica ideata da Emiliano e Matteo Mammucari, è ciò che si definisce un fumetto Audace, come l'etichetta sotto la quale viene pubblicato (quindi quale palcoscenico migliore di questo blog per una recensione?), sempre nel segno dell'Avventura, come da tradizione della casa editrice.

Un fumetto, però, che sa essere anche davvero seriale, seguendo quella cadenza da "serie televisiva", già sperimentata su altri lidi in passato, e che qui ha già visto concludersi una prima stagione di sei episodi, ed iniziarne una seconda, con tutti gli stilemi narrativi che questo comporta, dal cambio di registro al focus sui vari personaggi.

E dato che tra poco arriverà anche l'ottavo volume, ho deciso di scrivere questo pezzo per consigliarvelo e perché il lavoro su questa collana è davvero di indubbio valore e livello.

Ma, appunto, di volumi ne sono stati editi sinora sette, quindi come presentarvi il protagonista, il mondo che lo circonda, senza svelare troppo?

Proviamoci, sempre con lo spoiler tenuto a bada con una daga sulla gola: torniamo indietro nel Tempo, esattamente al tempo delle Crociate, in Siria, Anno dell'Egira 551.

Sul campo di battaglia, incontriamo, in sella ad un destriero e la spada intrisa del sangue nemico, il nostro Nero, guerriero arabo e nipote del Qādī di Tell Bashir, un uomo con cui è meglio non avere a che fare, in caso il nome che si è scelto non fosse un chiaro indizio.

C'è una furia battagliera che arde in lui, testardo ed inviso ai suoi stessi compagni che non ne apprezzano né il carattere né la prepotente presenza, un uomo che non conosce la parola "resa" ed è così che finisce nelle mani del nemico.

La sua ora sembra giunta, ma in suo soccorso arriva un altro crociato, che uccide il primo con un colpo di balestra, e lo fa prigioniero. Costui sembra sapere sin troppe cose sul conto di Nero, sul suo passato, su quel rituale al quale ha assistito da ragazzo, finito nel dolore e nella dannazione. Ora lo straniero vuole essere condotto proprio a quella grotta, in quel luogo maledetto, per scopi che saranno chiari solo in seguito, quando Nero verrà salvato dagli uomini di suo zio, guidati dalla fiera e affascinante Nizarita, assassina implacabile, e il crociato si vedrà costretto a rivelare chi.. o meglio cosa, si nasconde nelle profondità di quell'anfratto infernale, mettendo in moto una serie di eventi terribili che sfoceranno nell'incredibile, mettendo a dura prova fede e sentimenti, alleanze e relazioni, sino ad un "finale di stagione" eclatante, dove il Bene e il Male si affrontano senza requie.

Perché un Djinn "non è un angelo della luce, ma una creatura indecifrabile, che può sollevarti al cielo o precipitarti negli abissi della follia". A quel punto, il costo di un semplice desiderio diventa la moneta di scambio per le anime e i cuori degli uomini, anche quelli che sembrano non averne uno come il nostro Nero.

E quando la polvere della battaglia finale si è posata, allora e solo allora, diventa chiaro - o almeno in una parvenza di chiarezza - quale orizzonte seguire e verso cui puntare la bussola, perchè "la guerra non potrà durare mica per sempre"...

È un'opera dalla lunga gestazione, Nero, che nasce dalla volontà dei fratelli Mammucari di lavorare ancora insieme, dopo l'ottima prova con Orfani: Terra, e ha conosciuto varie fasi di progettazione, da storia lunga a miniserie a collana vera e propria. Il perché è presto chiaro non appena si mettono mani e occhi sull'opera: come ogni titolo che che ha per sfondo la Storia e che si rispetti, anche questa prevede un lavoro di ricerca, di analisi, di direzione notevole, dove nulla si può lasciare al caso, dove trovare gli appigli per la licenza poetica diventa fondamentale tanto quanto riprodurre con dovizia usi e costumi, per immergere il lettore in un'atmosfera rigorosa, seppur alimentata dal fuoco della fantasia.

Djinn e apocalissi sono "facili" da immaginare, ma è da quanto impegno - "sforzo", a voler utilizzare la traduzione di quel preciso termine che dà titolo al sesto volume - sei disposto a profondere nella tua idea, che davvero si evince quanto robusta e potente possa essere.

E i Mammucari non lasciano davvero nulla al caso, certi di avere davanti siffatta cornice ricca di fascino ed ispirazione, a partire proprio dal loro protagonista, un arabo, mostrandoci un altro "lato della barricata", un punto di vista altro su un conflitto di cui abbiamo sempre letto nei libri, e che qui si dimostra un palcoscenico tutto da esplorare.

L'argomento è sicuramente importante, ma gli autori non vogliono salire in cattedra, Nero è e rimane un fumetto d'Avventura, ne ha il ritmo, la cadenza e i personaggi, ma, appunto, questo non deve escludere che la narrazione debba avere dalla sua precise connotazioni storiche. Magari concedersi delle piccole "libertà", per corroborare certi passaggi, ma sono sempre piccoli "peccati", nulla che possa davvero rendere vano il loro lavoro.

Abbiamo la Siria e abbiamo Samarcanda, abbiamo tensioni dovute al conflitto e alla politica e alla religione, uomini in guerra che, umani e non semplicemente carne da macello, sono disposti a sguainare il dubbio oltre che la spada, a porsi domande, e non sempre a trovare risposte, sempre in nome di ideali che, spesso, possono crollare come statue di sale.

Perché Nero è un'opera che non si prefigge di rispondere alle grandi domande, è una storia con la s minuscola, di quelle che, dietro al cesello, si concentrano sopratutto su una precisa volontà, che è quella di intrattenere e appassionare.

Una storia che parla di demoni, tra le righe e gli spazi, meno letterali di quelli che, in maniera inquietante, ne affollano di quando in quando le pagine. Demoni che sono paure, ansie e lati nascosti dell'anima che ognuno di noi si porta appresso, ecco dove punta la creatività dei Mammucari, ecco cosa vogliono che il lettore apprezzi e svisceri.

Ed è proprio in questa zona di grigio, in un caleidoscopio di situazioni, che Nero, che tutto vorrebbe tranne essere un beniamino del pubblico, lo diventa senza errore.

Perché, a quel punto, chiamateli corsi e ricorsi storici se volete, ti rendi conto che quelle domande, quei dubbi, quegli stati d'animo sono universali, risuonano anche a centinaia di anni di distanza, attraverso le sabbie del deserto e del Tempo, arrivando a noi.

Altrettanto dicasi per la cornice storica, in fondo, ma lì basta accendere su un qualsivoglia canale di notizie per sincerarsene, e anche qui sta il pregio di Nero: saper regalare una fuga dalla realtà, seppur non rinnegandola mai veramente, presente e fondata.

Ma un protagonista non sarebbe tale se intorno a sé non avesse figure che lo aiutano a definirsi, a dipingersi come l'antieroe che è ai nostri avidi occhi: il Qādī non è una figura paterna, la Nizarita non è la "bella" da salvare, tantomeno il lato romantico della storia. Eppure, entrambe sono figure in grado di innescare le più forti sensazioni in Nero, che sanno decifrarne gli intenti, come anche tradirne, alla bisogna, i sentimenti.

Persino lo Straniero, strano alleato e, al tempo stesso, uno specchio riflesso dei dolori e delle ossessioni che albergano in Nero, da chi vorrebbe abbracciarle a chi vorrebbe fuggirne, perché il passato e le cicatrici che ha lasciato sono un marchio che non sempre vale la pena cancellare, non quando il costo è più terribile della ricompensa.

Così ecco entrare in scena anche Rispetto e Amicizia, quest'ultima rappresentata dalla figura del Mercante, Melchisedech, che si rivelerà fondamentale per la trama e il suo divenire.

Mentre il primo, a denti stretti, sarà riservato a Renaud, sceriffo che sa guardare oltre le differenze, per il bene comune e le vere minacce, andando oltre stemmi e bandiere.

Ognuno di loro tridimensionale, mai davvero sviscerati con spiegoni inutili e non veramente necessari: bastano infatti precisi scambi di battute, precise situazioni e ricatti in cui far precipitare tutti loro, per capirne carattere e stati d'animo, personaggi di carne e inchiostro, che hanno colpe e pregi, malanimi e piccole oasi che sono ricerca della felicità, anche solo un briciolo che li faccia percepire agli altri e a sè stessi non solo come portatori di morte.

Non è un caso che, nella "scaletta" dei volumi di "Nero" sia quasi percepibile quando la sceneggiatura vuole concentrarsi sui caratteri e quando invece sulla trama in sé e per sé.

Sin qui, il lavoro di penna, ma un fumetto vive anche di immagini, talvolta del colore come in questo caso, e se la meticolosità della sceneggiatura è già di per sé un valore, il lato artistico di Nero è un asso nella manica che ne cementa la vincente impressione generale.

Oltre a quella di Emiliano Mammucari (firma di tutte le cover, oltre che del primo e quarto volume), anche le matite di Alessio Avallone (vol. 2), Matteo Cremona (3 e 6), Davide Gianfelice (5), Federico Santagati e Giuseppe Matteoni (7).

Ognuno di loro, portatore sano di stile e bravura, di tratti che sanno evocare azione, ritmo, paesaggi incantevoli, pronti a cedere il passo al dramma e a quel sapor "cinematografico" che rende quest'Avventura pura adrenalina. Ma al tempo stesso sapendo entro quali limiti lavorare, in particolare nel mantenersi fedeli sia al character design dei vari personaggi, sempre riconoscibile, così come a quella perizia iconografica e storica di "costumi e scenografie" che è capitolo a parte.

Nessuno di loro si è tirato indietro alla sfida, impostata dai Mammucari, ed ognuno di loro la vince a matita tratta, proprio perché Nero vive dell'incontro tra culture, tanto quanto di quello tra professionalità tra le più apprezzate dell'attuale stivale fumettistico.

Ogni volume di Nero è un bel pezzo d'Arte, di quelli da ammirare nel grande formato, dimostrando che la collana, oltre che un piacere da leggere, è anche palestra attenta per talenti cementati ma che non disdegnano di sperimentare, perché, al pari della storia, anche il disegno ha la possibilità di lanciarsi in "colpi di coda" che sanno entusiasmare.

Seguendo, nella scelta dei disegnatori, sempre un preciso schema, quella "scaletta" di cui sopra, volta ad evidenziare di qua i caratteri di là l'azione più scatenata, affidando al giusto artista il più congeniale palcoscenico per dimostrarsi incisivo.

E i colori? Perché una storia che vive di suggestioni, di notti stellate, di sangue e teste mozzate, di demoni - infernali o interiori che siano, come detto -, di sguardi in grado di trafiggere e lame che uccidono, di sabbia e calore, quanto di prosperità e acqua, di mercati e mercanti, di Case Dorate e di mendicanti lungo la via, ha bisogno che la cromia sia puntuale quanto - se non a volte di più, per la quota "spettacolo" - tutto il resto.

Qui, la menzione - e il giusto riconoscimento - vanno a Luca Saponti, Adele Matera, Simona FabrizioMattia Iacono, che, in singolo o in tandem, dimostrano quanto quello del colorista sia un apporto fondamentale per far sì che un fumetto possa emergere con prepotenza dagli scaffali e trovare la sua ragion d'essere agli occhi di quei lettori che sanno apprezzare.

Il risultato è un fumetto che consiglio a chi ama le ambientazioni storiche ma non disdegna la pura e ben realizzata lettura d'evasione, quell'escapismo di cui, mai come in questo momento, abbiamo bisogno, ma senza mai cedere il fianco a quello "staccare il cervello", che non ha senso, proprio perché un buon libro o un buon fumetto (ma anche un film o una serie), se ben scritti, sanno offrire svago e riflessione in egual misura.

Potete semplicemente lasciarvi cullare da una storia violenta, fantasiosa quanto brutale, degna di un blockbuster, e al tempo stesso lascarvi sedurre dai suoi paralleli, dal modo in cui Emiliano e Matteo Mammucari cercano di rendere più attuale di quanto sembri il cammino di questo eroe controvoglia, lungo sentieri, umani e al contempo narrativi, ancora tutti da scoprire, anche per lui.

Chi vi scrive è un semplice viandante tra scansie ricolme di libri e volumi, di prosa e fumetto, che tanti ne ha letto e tanti ancora aspira a leggerne, sulla strada delle buone storie.

E quella di Nero spero davvero possa continuare ancora a lungo: è per questo che ve la consiglio, perché le buone storie vivono grazie a chi sa riconoscerle, e son piaceri che vanno condivisi, attorno ad un fuoco digitale!

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