Indie Market di Imola, un evento che celebra l'editoria indipendente
Alcune considerazioni sull'evento conclusivo della rassegna Indie Comics insieme agli organizzatori Andrea Franzoni (Vari.China) e Michela Giordani (Selma) e ad alcune delle realtà coinvolte
Anche se l’Indie Market di Imola, evento dedicato al fumetto indipendente, si è concluso più di una settimana fa, ci sono alcune buone ragioni per continuare a parlarne.
Una di queste, lo ammetto, è di carattere strettamente personale: Imola è la mia città e l’ho vista flirtare di nascosto più volte col fumetto. Penso al collettivo Matite Matte, che negli anni Novanta ha cercato di dare delle basi a diversi aspiranti fumettisti (alcuni poi diventati professionisti) all’interno dell’ormai mitologico mondo delle fanzine spillate; penso a incontri importanti come quello che venne organizzato dalla libreria Hobby Fumetto con Leo Ortolani nel 2000.
Fino ad arrivare ad adesso, agli sforzi congiunti di due realtà, l’associazione Vari.China e la libreria Selma di Casalfiumanese, che da diverso tempo stanno facendo un enorme lavoro di divulgazione sul territorio riguardo il fumetto, l’illustrazione, la narrazione per (non solo) ragazzi, molto spesso nella cornice appunto dell’editoria indipendente. Non ultimo, proprio Indie Comics, una rassegna di incontri con autori e addetti ai lavori, partita in realtà da febbraio e di cui l’Indie Market è stato più che altro l’atto conclusivo.
“Abbiamo pensato a una parte strutturata come una rassegna, prevedendo quattro incontri con autori e presentazioni”, dicono gli organizzatori Andrea Franzoni di Vari.China e Michela Giordani di Selma, “per poi arrivare a un evento “finale” e un pochino festaiolo che racchiudesse sia dei talk che mostre o laboratori e workshop, ma soprattutto un market di creativi, illustratori e realtà indipendenti che potessero vendere le loro creazioni e parlare con chi vuole sostenere questi piccoli brand, oppure conoscerli e scoprirli”.
Il tema del contatto è particolarmente sentito nelle fiere, ma in quelle più piccole, di provincia, assume un peso differente. In una realtà provinciale formare delle connessioni è anche la molla per smuovere un circondario, per mettere in qualche modo in relazione città differenti e creare occasioni di aggregazione e cultura in luoghi dove la loro presenza è molto meno scontata e dove spesso è invece necessario spostarsi verso i centri più grandi.
“Un festival che celebra l’autoproduzione fa quello che pochi spazi promozionali e commerciali permettono di fare: punta un occhio di bue su un angolo ignoto del sottoscala dell’industria editoriale”, dice Claudia Dagostino, portavoce del collettivo Inferno 5, una delle realtà coinvolte: “Ciò che per noi rende speciali i festival di editoria autoprodotta è che rappresentano le rare occasioni in cui è possibile entrare in contatto con realtà o artefatti che diversamente non avremmo mai potuto scoprire. Le fiere di editoria o i festival di fumetto classici sono interessanti, certo, li frequentiamo volentieri, ma è negli eventi sull’autoproduzione che scopriamo le vere chicche”. E ancora: “Pensiamo che, nel bene o nel male, i festival minori siano molto importanti per la comunità. Riuscire a fare cultura in provincia non è per nulla scontato. È un’attività faticosa che non sempre premia, ma è proprio in provincia che si trova chi ha più bisogno di iniziative di questo tipo.”
Riguardo l’importanza di una rete territoriale, gli organizzatori hanno le idee molto chiare: “È possibile ampliare la rete se viene riconosciuta l'importanza di esplorare e conoscere nuovi linguaggi, che sono perfetti per i lettori di oggi e che possono crearne di altrettanto appassionati. Oltre a questo, la necessità è di far girare la voce soprattutto tra gli artisti e gli editori (grandi e piccini) per far comprendere l'importanza di aprirsi al nuovo, al bello e all'arte.”
“Io sono super fan di cose del genere”, dice Thomas Govoni di Renape. “Pubblico fumetti che parlano di diritti rivolti non solo ad una nicchia, ma che cercano di parlare a moltitudini di persone. Occasioni del genere sono oro colato.”
Altro particolare che ha senso ricordare è che l’Indie Market non è stato un evento a sé. La cornice è stata quella offerta da un terzo partner, Il Giorno Dopo Festival, che si occupa di sensibilizzare su temi come accoglienza, salute mentale, detenzione amministrativa, all’interno dello storico centro giovanile Ca’ Vaina.
È una questione interessante su cui soffermarsi, perché dove in altre manifestazioni la necessità di inserirsi in un contesto più ampio è spesso vista come un modo per scontentare ognuna delle parti coinvolte, qui l’impressione è che tutto sia stato studiato meglio e in modo più organico, a cominciare anche dagli autori invitati nel ciclo di incontri che hanno preceduto il mercatino.
“Per la rassegna vera e propria abbiamo ragionato soprattutto su opere che avevamo letto di recente e ci erano particolarmente piaciute, pensando che anche sul nostro territorio non dovessero passare inosservate, ma anche temi del quotidiano e contemporaneo a cui il fumetto si dedica molto e che riteniamo importanti da proporre sia per analizzarli sotto una lente differente, sia per innescare il dialogo e il confronto”, dicono sempre gli organizzatori.
“Col fatto che la manifestazione faceva parte di un progetto più grande, un vantaggio è stato sicuramente che ci fosse gente di passaggio per altro, ma interessata”, dice ancora Thomas Govoni. “Unire platee simili è sempre gran cosa. Avendo un prodotto che parla al sociale oltre che all'appassionato, faccio meno fatica a spiegare cosa faccio in interazioni del genere. A quel punto fa differenza la quantità di persone che partecipa. Qui è bastato un pubblico minore per garantirmi vendite e tante chiacchere e pure contatti. Quindi dai, si può mischiare, poi dipende anche dagli ingredienti.”
Un po’ più critica la visione di Claudia Dagostino: “È l’eterno problema di questi eventi di settore, per sopravvivere hanno bisogno di essere spesso inclusi in eventi più grandi. Questo da un lato può essere molto dispersivo perché non sempre più persone equivale a più persone interessate, dall’altro è un buon modo per far conoscere un mondo così di nicchia al pubblico più generalista. Forse per noi sarebbe preferibile avere più iniziative diversificate tra loro in un’offerta culturale più ampia.”
Un ultimo aspetto in cui questa edizione di Indie Market si è distinta è stato nell’organizzazione di piccoli workshop aperti al pubblico. Claudia Dagostino, che ha tenuto un laboratorio su come costruire una fanzine, partendo dall’esperienza maturata insieme alle compagne di Inferno 5 con la loro Fiamme, racconta: “Per noi ospitare un laboratorio di fanzine-making è uno dei metodi migliori per divulgare il mondo dell’autoproduzione editoriale; per capire davvero bisogna mettere le mani in pasta da subito, senza porsi troppe domande. E per quanto amiamo tenere workshop introduttivi fare le fanzine rimane qualcosa che nessuno può davvero insegnare, si può solo imparare sperimentando, divertendosi e rimanendo curiosi.”
In generale, quindi, la proposta portata avanti da Indie Comics/Indie Market ha diversi punti interessanti che possono essere un ottimo spunto per eventi del genere: un calendario di incontri spalmato su tutto l’anno, coronato da una manifestazione in cui la promozione passa sia attraverso il dialogo con altre realtà, che coi workshop e i tradizionali stand.
Riguardo al modo in cui vorrebbero far crescere la manifestazione. Andrea Franzoni e Michela Giordani hanno le idee chiare: “Abbiamo alcuni "grandi nomi" del mondo del fumetto che ci piacerebbe tanto coinvolgere, e l'idea di non essere solo in un luogo, ma spostarsi, anche in qualche piccolo paesino adiacente, creando una specie di mappa di luoghi che hanno un'attenzione verso questo linguaggio, ci piacerebbe davvero molto. Oltre tutto questo, vorremmo ampliare la proposta di partecipanti al market e arricchire ancora di più questo evento con workshop, mostre, talk ed eventi collaterali.”
Cristiano Brignola