linus #6/2018 e l'omaggio ad Andrea Pazienza

Il secondo numero della gestione Igort, dedicato al geniale artista, e l'esigenza di "ritrovare l'incanto"


Il 16 giugno 1988 ci lasciava Andrea Pazienza. La seconda uscita del nuovo linus diretto da Igort è dedicata ai trent'anni dalla sua scomparsa e alla sua eredità. Stupenda la copertina realizzata dal maestro Paolo Bacilieri, che sembra suggerire in maniera sibillina un concetto inappuntabile, ovvero che nella testa di Paz germogliava un intero mondo di storie.

«Penso che piaccia o meno, consapevolmente o meno (secondo me se ne rendeva conto) Pazienza sia stato senz'altro la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos'altro, uno spartiacque… uno scoglio… un'isola», ha dichiarato Bacilieri al sito Fumettologica riguardo la sua scelta di rappresentare Paz, appunto, come un'isola rigogliosa.
Da Sogno, di Andrea Pazienza.

Molto calzanti e significativi tutti gli omaggi: si inizia con Massimo Zamboni, chitarrista dei CCCP e dei CSI, il quale realizza uno scritto che inquadra bene l'opera di Paz nella Bologna di quegli anni e descrive efficacemente le caratteristiche dei suoi fumetti, la sua poetica e il modo di concepirli e realizzarli. Un approfondimento di Ivan Carozzi introduce poi gli omaggi di grandi fumettisti contemporanei: ancora Paolo Bacilieri, in un "esercizio riflessivo" di due tavole, riprende l'apertura di Giorni di Paz trasformandolo in Anni: gli anni vissuti senza di lui, trenta, una vignetta per anno e un volto per vignetta; Davide Toffolo, con Io & Paz, sembra suggerire in maniera nemmeno troppo velata la convinzione interiore che Paz esistesse prima di lui, insieme a lui ma anche dopo di lui, riflettendo implicitamente sul valore eterno della sua figura; Tuono Pettinato ironizza da par suo sul concetto di rendere i personaggi di Paz delle icone.

La rivista contiene anche la bellissima storia breve Sogno di Paz, del 1986, una visione vivida e intima (con quell'acqua blu che ci "spettina i diti", passaggio di struggente bellezza oggi come allora), nonché un inedito, basato su una sceneggiatura improvvisata da Paz durante una lezione alla scuola Zio Feininger di Bologna (dove insegnava), disegnato per l'occasione dal "masochista" Giuseppe Palumbo. Il mare d'inverno assomiglia a un breve e malinconico ricordo senza tempo, altro omaggio sentito e commosso.


Da Il mare d'inverno, di Andrea Pazienza e Giuseppe Palumbo (foto di Simone Tribuzio).
Il resto della rivista prosegue nell'impostazione innovativa data a partire dal numero precedente, con l'aggiunta di alcune interessanti novità: Il mondo di Niger di Leila Marzocchi; il ritorno di Art Spiegelman, l’autore di Maus, con i suoi block notes; Nicoz e i suoi diari da mamma; inoltre, dopo Nejishiki di Yoshiharu Tsugeun altro classico del genere gekiga, ovvero La donna di Yanagase di Yoshihiro Tatsumi, una storia dura e adulta di degrado (entrambi gli autori peraltro sono in libreria con volumi pubblicati, non a caso, dalla Oblomov di Igort).
Esordiscono anche nuove firme per articoli e approfondimenti tematici, come Dario Moccia con un pezzo sul mondo dell'animazione, Paolo Interdonato e infine Valerio Bindi con un excursus sul mondo delle autoproduzioni a fumetti.
Dal punto di vista letterario, laddove nel numero precedente avevamo trovato un vocabolario personale redatto da Michel Houellebecq, qui abbiamo il piacere di leggere un bellissimo inedito di Giorgio Scebanenco, giornalista e padre del giallo - noir italiano, accompagnato da stupende illustrazioni di Manuele Fior.


Impossibile non concludere con un pensiero: avevamo bisogno di un linus così, una rivista a fumetti (e non solo) che omaggiasse un grande come Andrea Pazienza, portando in edicola storie sue ma anche contributi illustri come quelli di Art Spiegelman, Giorgio Scebanenco e persino Yoshihiro TatsumiUna rivista per lettori curiosi, con occhi aperti sul mondo, che spazia tra fumetto, letteratura, cinema, cultura, musica e attualità. 
Ce n'era bisogno perché attualmente c'è poco altro (piccoli spazi, ad esempio negli inserti de La Lettura del Corriere o del Robinson di Repubblica, rimpiangendo esperienze come Animals o lo stesso XL di Repubblica). Certo, forse alcuni aspetti sono perfettibili (diciamo in maniera schietta che non ci dispiacerebbe, giusto per fare un esempio, rivedere la potenza eversiva di Maicol & Mirco su queste pagine), mentre altre criticità sono già in via di risoluzione (si veda il reinserimento del Doonesbury di Garry B. Trudeau, di Perle ai porci di Stephan Pastis e de I quaderni di Esther di Riad Sattouf).
Insomma, era necessario aprire gli orizzonti, con un occhio di riguardo ai bei fumetti di ieri e di oggi senza distinzioni di generi, epoche, formati e nazionalità. Un modo irresistibile per raggiungere un fine alto ovvero, come suggeriva Igort nell'editoriale del numero precedente, "ritrovare l'incanto".


Il sommo audace




linus
AA.VV.

Direttore editoriale: Igort
Baldini + Castoldi
Giugno 2018





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