DYLAN DOG #352

Fuori della penna non c'è salvezza







"Scrivere è magia, è acqua della vita come qualsiasi altra attività creativa. L'acqua è gratuita. Dunque bevete. Bevete e dissetatevi."
Stephen King, On writing 
[Quanto segue potrebbe contenere spoiler, riflessioni pseudo letterarie e momenti splatter. Fatevi due conti!]




Scrivere, trasporre su carta quello che abbiamo dentro e il mondo che ci circonda. Un'attività capace di dare origine a opere d'arte che trascendono il tempo. Basta una penna, un foglio e tanta immaginazione...
E se tramite un oggetto come una penna fosse possibile plasmare la realtà e decidere la vita e la morte di altre persone? Questo lo spunto, molto forte, alla base della trama ideata da Andrea Cavaletto per La calligrafia del dolore (facendoci pensare a come politici, banchieri, direttori di aziende decidano quotidianamente il destino del mondo mediante semplici segni su un foglio o, al giorno d'oggi, con un click su un mouse).

"...ancora una volta, grezzo e rigido strumento, la penna m’aiuterà ad arrivare al fondo tanto complesso del mio essere."
Italo Svevo
Nonostante le riflessioni alla base della storia fossero intriganti e potenzialmente fonte di spunti più ampi, l'albo scivola via in maniera un po' troppo liscia ponendosi come puro entertainmentL'episodio inizia parlando di un'antica magione appena acquisita da una vecchia amica di Dylan Dog, Diane, presa dal timore che qualcosa di sinistro si aggiri nell'edificio. Non è certo la prima volta che Dylan ha a che fare con una casa infestata, quindi dovrebbe sapere bene cosa fare... Invece si addormenta. E di notte, si sa, avvengono le cose più terribili! Inevitabilmente il nostro si trova dunque a indagare su quanto accaduto nella magione, giungendo a svelare segreti neanche troppo celati.

Sine sole sileo (senza il sole taccio),
scritta che appare nella prima vignetta dell'albo ma anche su numerose meridiane.

La sceneggiatura di Cavaletto indugia innegabilmente sull'aspetto splatter e questo, a parere del tutto personale, di per sé non dispiace. Si ha però la sensazione che alcuni passaggi della trama non vengano portati pienamente a compimento. L'attesa per la risoluzione dell'intreccio e dell'indagine (su cui non ci soffermiamo ma che è alquanto delineabile) non è in grado di per sé di tener pienamente viva l'attenzione del lettore. Di contro non vengono troppo approfonditi neppure altri singoli aspetti, che giustificherebbero la semplificazione della trama: i personaggi sono presentati in maniera composta e lineare e, eccezion fatta per almeno un paio di scene particolarmente vivide e d'impatto, tutto sembra quasi destinato a non "bucare" le pagine.


Il ritorno del mostro, Dylan Dog #8
Ai disegni ritorna a far capolino il tratto spesso di Luigi Piccatto, autore che tutti i fan dell'Indagatore dell'incubo ben conoscono sin da Il ritorno del mostro, Dylan Dog #8 (albo che, guarda caso, si apre con una inquietante tragedia avvenuta in una villa). Piccatto è coadiuvato per l'occasione da ben tre collaboratori quali Giulia Massaglia, Renato Riccio e Matteo Santaniello. Soprattutto questi ultimi due sono ben noti anche per diversi altri lavori: dalla miniserie fantasy un po' bislacca che andava sotto il nome di Khor (pubblicata dalla Star Comics nel 2007 e ideata proprio dallo Studio Piccatto) al romanzo a fumetti Darwin (per il quale hanno collaborato con Paola Barbato e con lo stesso Piccatto), fino ad arrivare a vari albi di Dylan Dog (per il Color Fest e il Maxi) e, per quanto riguarda Riccio, alla recente collaborazione alla miniserie Paranoid Boyd su testi dello stesso Cavaletto, di cui l'autore parla qui (e direi che così il cerchio si chiude).
L'apporto di ben tre collaboratori, per quanto possa apparire inusuale, certamente è da vedere sotto una luce positiva. Lo stile di Piccatto, decisamente riconoscibile e, come detto, "storico", non viene intaccato bensì impreziosito nella cura ai dettagli e nella precisione dell'inchiostrazione, elementi che sembrano donare ulteriore sostanza e nuova linfa alle tavole del disegnatore piemontese.


A conti fatti, una storia ben disegnata in cui ritorna una certa dose di splatter, pensata e confezionata in modo da rassicurare i fan dopo l'approccio squisitamente underground dell'episodio precedente. Peccato che, almeno noi, non avessimo grosse necessità di "rassicurazioni".


Il sommo Audace



Nota di chiusura: 
Prendendo spunto dall'amichevole saluto di Tiziano (Sclavi), Roberto (Recchioni) e Franco (Busatta) nel Dylan Dog Horror Club d'apertura, seppur con ingiustificato ritardo ci uniamo ai saluti e agli omaggi per Mauro Marcheselli, il recentemente dimessosi direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore. Prima di rivestire tale carica, Marcheselli è stato a lungo ottimo curatore e architetto della stessa serie di Dylan Dog (nonché ideatore del format de Le Storie, per dirne un'altra). Sebbene oggi il nome e cognome dei curatori di ogni testata sia ben identificato e indicato nei credits degli albi, molti lettori sono all'oscuro del ruolo decisivo svolto da Marcheselli nella definizione del personaggio e nell'ideazione dei soggetti di alcuni tra gli episodi più belli di Dylan Dog: da Il lungo addio a Totentanz, da Johnny Freak a Oltre la morte, da Finché morte non vi separi a Il sorriso dell'oscura signora (dove inizialmente il buon Mauro non era accreditato, salvo poi essere citato nella recente e lussuosa riedizione Bao).
A lui va il nostro sincero grazie.

Gli Audaci

"La calligrafia del dolore"
SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 352
DATA: dicembre 2015
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Andrea Cavaletto
DISEGNI E CHINE: Luigi Piccatto, Giulia Massaglia, Renato Riccio e Matteo Santaniello
COPERTINA: Angelo Stano


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