MARTIN MYSTèRE: Dal numero 1 al numero 320

Martin, Doc Robinson e i dietro le quinte “mysteriosi”


Tutto iniziò qui. 
Con queste 96 tavole in bianco e nero pubblicate nell'aprile del 1982
E, alla fine dei conti, vi dimostreremo che tutto si potrebbe ricondurre e concludere sempre parlando delle medesime tavole (seppur mutate sotto alcuni aspetti). Di cosa stiamo parlando? Scopriamolo insieme in questo breve viaggio audace alla scoperta del primo mitico episodio di Martin Mystère (del resto, per rigore cronologico, dopo aver parlato del n. 100 e del n. 200 era quantomeno scontato parlare....del n.1!).
La copertina del numero 1
Il primo episodio della serie del Detective dell'Impossibile è opera degli insostituibili Alfredo Castelli (soggetto e sceneggiatura) e Giancarlo Alessandrini (matite e chine). La storia si apre in Tessaglia (Grecia), dove un uomo in pericolo di vita decide di inviare una lettera che racchiude alcuni importanti segreti a un certo professor Martin Jacques Mystère; alcune tavole dopo, l’uomo viene fatto fuori. Così, attraverso didascalie abbastanza esplicative (siamo negli anni '80, e oltre ai capelli cotonati e alle spalline andava ancora di moda lo spiegazionismo!), ci 'immergiamo' letteralmente nel mondo del Detective dell'Impossibile: nella prima scena in cui compare sta facendo proprio il sub nelle Azzorre. Ovviamente non è una gita di piacere, ma la ricerca di antichi manufatti sommersi nelle profondità. Avremo, poche pagine più tardi, il piacere di conoscere la sua New York (nel cui profilo svettano ancora le Twin Towers), la sua mitica abitazione in via Washington Mews n.3, il suo inseparabile assistente neanderthaliano Java e la futura consorte Diana. I nemici dell’episodio sono già quelli storici: gli Uomini in Nero; essi, si scoprirà, non sono altro che un'organizzazione volta a mantenere "l'uomo comune" all'oscuro del mysterioso passato della Terra, lo stesso passato su cui il nostro protagonista indaga. Insomma, tanti personaggi e situazioni che negli anni si sarebbero ripresentate e rinnovate.
Al di là della trama, non abbiamo citato la copertina e le tavole dell'imprescindibile Giancarlo Alessandrini. Basterà forse dire che, con la sua linea chiara e il tratto ondulante, era sin dal primo numero a livelli eccelsi; in calce alla prima tavola del primo albo c’è la sua firma (datata 1980), un po’ a voler rivendicare la paternità della serie, ma anche a stabilire un termine di congiunzione tra il cosiddetto “fumetto popolare” ed il “fumetto d’autore” (distinzioni un po’ fini a se stesse, che però grazie anche ad autori come Castelli ed Alessandrini perdono ancor di più di valenza). Alessandrini era tra l’altro proveniente già da esperienze fondamentali come l'aver disegnato alcuni episodi dell'indimenticabile “Ken Parker” e “Un Uomo Un’Avventura”. Con il suo pennello, in definitiva, contribuisce a scolpire il numero uno e tante altre avventure di MM nell'olimpo del Gran Fumetto!
Veniamo ora ai “dietro le quinte” riguardanti questo benemerito numero inaugurale della serie.
Intanto, può essere interessante sottolineare, come lo stesso Castelli aveva già rivelato tempo addietro, che in realtà il numero uno avrebbe dovuto essere “La vendetta di Râ”, sempre opera della coppia Castelli/Alessandrini, episodio in cui compare per la prima volta il fondamentale Sergej Orloff; infatti, se sfogliate l’albo, nelle tavole iniziali vengono citati vari “mysteri” della Terra, come la costruzione delle piramidi, Stonehenge e i “faccioni” dell’isola di Pasqua…Quasi a voler dare un quadro generale dei temi della serie. Prima della pubblicazione, però, Castelli insieme alla redazione Bonelli pensarono di inserire un'ulteriore avventura 'introduttiva' delle tematiche della serie, che poi è appunto questa “Gli Uomini in Nero” - mentre “La vendetta di Râ” è poi 'slittata' a numero 2
Ora, però, attenzione perché complicheremo ulteriormente il discorso. Infatti, all’inizio abbiamo detto che tutto “si conclude” con “Gli Uomini in Nero”. In che senso? Beh, nel senso che con l’albo attualmente in edicola, il n.320, Castelli ed Alessandrini si riuniscono per festeggiare il compleanno del personaggio nella storia simpaticamente intitolata “Anni Trenta” (e non “Trent’anni”, come tutti ci si aspettava). 


Una storia in cui compare King Kong e i gangster, ambientata appunto negli anni ’30 e che include tutti i personaggi della serie “reinventati” in chiave inedita. L’albo è molto interessante e dimostra come gli autori abbiano ancora voglia di divertirsi. Ma questo n.320 contiene ben 64 pagine “bonus” rispetto alla foliazione normale di 164 pagine: cosa rappresentano queste tavole in più? Per rispondere, è giusto partire dal presupposto che nel corso di questi anni Alfredo Castelli ci ha abituato a vari tipi di iniziative speciali. Per fare un esempio, oltre a presentare un numero a colori per ogni ricorrenza “standard” (es. i n. 100 e 200 di cui vi abbiamo parlato), Castelli ha deciso di festeggiare anche i dieci, i venti e addirittura i 18 anni di vita editoriale con albi particolari, sempre disegnati dall’inseparabile Alessandrini, legati ad iniziative “golose”: il n. 121 aveva come allegato una targa celebrativa, il n.221 era un “remake” del numero 1 e nel n. 241 si scopre che Martin e Diana erano già [spoiler] sposati da anni(!).

Inoltre, bisogna notare che, nonostante la Bonelli sia in genere poco propensa ai crossover, Martin è stato co-protagonista di team-up con Dylan Dog, Mister No e Nathan Never (questo senza contare fugaci apparizioni in altre serie bonelliane e non); in tema di crossover, è interessante considerare come in alcuni numeri di Martin Mystère sia comparso Allan Quatermain. Che è un po’ un “proto-Martin Mystère”, visto che era stato ideato dallo stesso Castelli, era pure un archeologo ed aveva anch’egli un assistente di nome Java, una fidanzata bionda e un’arma a raggi proveniente da una civiltà sconosciuta. Allan era apparso già tre anni prima (nel ’79) sulla testata “Supergulp” e nel numero 112 di Martin Mystère incontrava il suo “successore”.
Alla luce di tutto ciò, andiamo a scoprire cos’hanno escogitato gli autori, ancora una volta con l’intento di sorprendere i lettori. Abilmente sia Castelli che il sito della Bonelli avevano mantenuto un certo riserbo per preservare la “sorpresa”. Sopresa che era, udite udite, la ripubblicazione del numero uno (“Gli Uomini in Nero”, appunto!) come gli autori l’avevano inizialmente ideato, con tanto di copertina “first version”! Qui il primo numero ha quindi caratteristiche diverse da quello che conosciamo a partire dal nome del protagonista, che è quello “di lavorazione”: “DOC ROBINSON, Detective dell’Ignoto” (ispirato a Doc Savage, altro ricercatore di mysteri, personaggio degli anni trenta). Il nome fu poi cambiato in corso d’opera poco prima di andare in stampa, per via di una rivista “Robinson” che uscì nell’81. Castelli ci mostra addirittura delle pagine pubblicitarie in cui il personaggio era reclamizzato con tale nome. Inoltre, ci sono differenze nel numero di pagine: sono 64 e non 96, in quanto inizialmente la serie doveva avere una formula editoriale “leggera”, snella, quindi 32 pagine in meno. Poi, però, in redazione si resero conto che non avrebbe funzionato (tant’è che ora, altro che “leggera”, la serie esce in albi di 164 pagine!) e fu cambiata anche la lunghezza della storia aggiungendo le tavole mancanti “dilatando” i tempi ecc. Infine, l’ambientazione: Doc Robinson viveva in una villa di Londra (!) e non negli States come il professor Mystère.
Ci sono poi altre chicche, curiosità, aneddoti, differenze anche minime, ma non toglieremo ulteriormente il gusto di scovarle a chi ne ha voglia: MM n.320 è ancora in edicola.
Da parte degli Audaci “fine dell’episodio”, un saluto mysterioso a tutti.
Giuseppe "Giuppo" Lamola


Omaggio di Lucio Filippucci per i 30 anni di MM

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