KICK-ASS


la malinconica epopea di vite disadattate

Capita – nella vita delle persone – di viaggiare, è innegabile! Capita anche di lavorare (anche se oggigiorno non è molto semplice farlo)! Potrebbe capitare di dover viaggiare subito dopo aver finito di lavorare (l’ho fatto ogni fine settimana per oltre sei mesi)! Potrebbe anche capitare di andare a lavoro e che vi dicano – con vostra grande sorpresa – che quel giorno i vostri servigi non sono indispensabili e che, se volete, potete iniziare prima il vostro fine settimana (mi è capitato anche questo)! 
Per farla breve, sto trovando un modo per dirvi come sono arrivato alla lettura di “Kick-Ass”, l’opera di cui tra poche righe leggerete la mia recensione.
Arrivato dunque in stazione con parecchio (ma proprio tanto) tempo libero, dopo aver finito la mia lettura di “Tortilla Flat” (commovente romanzo breve di John Steinbeck del 1935, che consiglio: magari qualcuno – per sbaglio, eh! – lo trova da qualche parte – non sia mai a comprarlo! – e lo legge…), ho fatto il mio solito giro per la fornita libreria che si trova alla stazione internazionale St. Pancras di Londra. Dopo uno sguardo ai romanzi di Henry James e alle poesie di William Blake, la mia attenzione è caduta – ancora oggi non so bene perché – sul un volume del reparto comics: “Kick-Ass by Mark Millar e John Romita Jr.


Devo premettere che non sono un Marvel fan sfegatato: uno di quello che sa tutto di tutti i personaggi, che è sempre aggiornato su tutte le uscite, o che dice a prescindere che un’opera è valida solo perché è della Marvel o perché è stata ideata da grossi nomi, ecc… Sapevo dell’esistenza di quest’opera (pubblicata in 8 volumi nel 2010) ma non mi ero mai interessato più di tanto ad approfondire la mia conoscenza forse – chissà?! – per il titolo o forse perché né Millar né Romita Jr. sono tra i miei artisti preferiti. Sta di fatto che quel giorno ero dell’idea di leggerlo lì in libreria, conquistato da alcune immagini. 
Sfogliandolo mi convinsi del tutto e mi accomodai e iniziai a leggerlo. 


Dopo quasi tre ore – terminata la mia lettura – un’amarezza di fondo si era fatta largo in me e aveva preso il posto dell’entusiasmo che mi aveva accompagnato per buona parte del tempo. 
In realtà – nonostante il titolo guascone, l’ambientazione adolescenzial–metropolitana, gli esperimenti meta fumettistici di Millar (parlare di fumetti nel fumetto) e i disegni volutamente incapaci della minima drammaticità di Romita Jr. – si tratta una storia tristissima di base e devo dire che Millar è stato davvero un maestro a intrecciare diversi fili narrativi (senza inventare niente di estremamente originale, per carità! Ma non è questa – oggigiorno – la vera originalità? Ai posteri l’ardua sentenza…) e per la prima volta in vita mia ho apprezzato il lavoro e lo stile di Romita Jr. (che personalmente ritengo perfetti per una storia come questa – che non vuole prendersi molto sul serio – con adolescenti come protagonisti).

Ricordo brevemente il contenuto degli otto volumi giusto per rinfrescarvi (e rinfrescarmi) la memoria…


Vol. 1 – Dave Lizewski è un giovane studente newyorkese che, stanco di vedere intorno a sé soprusi, violenza e cattiveria, decide di combattere il crimine ispirandosi ai supereroi della Marvel (delle cui avventure è vorace lettore). Così compra un costume su eBay e inizia a girare per le strade della città cercando di aiutare come meglio può la gente in difficoltà. Dave, biondino gracile e timido, vive con il suo tenero papà in quale cerca come può di barcamenarsi tra il lavoro e la cura del suo amatissimo figlio che spesso torna a casa tutto pieno di lividi e ferite (ebbene sì! Come è facile intuire i suoi esordi come paladino dei deboli non sono costellati di successi ma Dave tende a prenderle sonoramente...).


Vol. 2 – Dopo essersi ripreso e un lungo periodo di riposo forzato il buon Dave rispolvera il suo costume e – come dicono gli anglofoni – hits the streets again e gli capita di salvare un uomo (nel quale incappa accidentalmente, questo a sottolineare che la sua natura è opposta a quella del tipico eroe che va in cerca del pericolo) che stava subendo un aggressione da una banda di portoricani. Questo è l’episodio della svolta: infatti mentre il nostro povero Dave chiede aiuto a quanti accorsi perché è in grave difficoltà contro dei ceffi più numerosi e ben più muscolosi di lui qualcuno riprende il combattimento con il cellulare (triste fotografia dei nostri giorni), lo pubblica su You Tube e trasforma l’ignaro Dave in un fenomeno col nome di Kick-Ass. Nel frattempo un capo criminale locale, tale John Genovese (neanche a farlo apposto è italo-americano…sigh!), è infastidito dalle gesta di questo Kick-Ass e inoltre sta avendo problemi con altri due vigilantes…


Vol. 3 – Intanto a scuola – dove il coraggioso Dave si reca spesso e volentieri tumefatto – si sparge la voce che sia dedito alla prostituzione omosessuale e così la sua vecchia fiamma, Katie Deauxma, lo adotta come il suo amico gay (altro stereotipo adolescenziale). Il ragazzo è così innamorato di Katie che accetta questo ruolo pur di poterle stare vicino il più possibile.


Vol. 4 – Con il passare del tempo (e aiutato del suo account su MySpace) Kick-Ass continua imperterrito nella sua opera di ronda e durante una missione (che come al solito stava per finire male per lui) viene salvato da una misteriosa ragazzina in costume, Hit-Girl: una guerriera in miniatura con tanto di spada scintillante e letale la quale, dopo aver orribilmente mutilato e ucciso gli aggressori di Dave, ritorna da un uomo, Big Daddy, anch’egli in costume supereroistico…
I due tentano (invano però) di scoraggiare Dave dal continuare a correre rischi ma il giovane ormai ha accettato il suo ruolo di giustiziere e decide di non farsi da parte e anzi acquista nuovo entusiasmo quando scopre che grazie alla fama e al coraggio di Kick-Ass tanti giovani e meno giovani hanno iniziato a travestirsi da supereroi: Dave ha lanciato – involontariamente – la moda del momento! Poco dopo infatti, uno di questi giovani in costume, Red Mist, si presenta a Kick-Ass e gli chiede di poterlo accompagnare nei suoi giri di ronda. Passeggiando (come due idioti, bisogna dirlo: ma è proprio questo il bello! Le cose capitano quando meno te lo aspetti…) la neo coppia si trova nei pressi di un palazzo in fiamme. Alla loro vista una donna li scongiura di sfidare il fuoco purificatore e di salvare ‘her baby’. Allora lo sprezzante Kick-Ass trascina un pauroso Red Mist nel palazzo: mentre rischiano la vita tra il fumo, le fiamme e i crolli, i due scoprono che la creatura in pericolo non è un neonato ma un gattino (!!!). Alla fine i due giovani vengono salvati dai pompieri ma una folla adorante li accoglie per strada: Kick-Ass è davvero un mito!


Vol. 5 – La piccola ma espertissima Hit-Girl riesce a convincere Big Daddy a formare un super-team con Kick-Ass e Red Mist. L’uomo si spaccia per ‘a good cop in a bad city’, al quale avevano ammazzato la moglie perché si era rifiutato di intascare tangenti. Scappato alla vendetta dei criminali, Bid Daddy aveva educato da solo la figlia e l’aveva trasformata in una terribile macchina da guerra. Non so voi, ma a me il tutto ricorda un po’ troppo la storia del buon vecchio Franco Castello


Vol. 6 – Arrivati a questo punto si entra nel cuore della vicenda. Kick-Ass si reca con Red Mist a un incontro con Big Daddy e Hit-Girl per pianificare il loro attacco definitivo al sistema criminale del boss John Genovese ma trovano i due in catene e Red Mist si rivela per quello che è in realtà: niente di meno che il figlio di Genovese, Chris! In questo volume ritroviamo il Millar più sanguigno, quello che nemmeno su “Nemesis” è ricorso a torture tanto sofisticatamente terribili (leggere per credere!)… La povera Hit-Girl viene trivellata di colpi e precipita da una finestra, Big Daddy ridotto a una maschera di sangue confessa di essere uno spiantato (e non un ex poliziotto): uno a cui il matrimonio era andato male, che aveva rapito la figlia e si era creato una nuova identità e una nuova vita finanziandosi vendendo fumetti (splendida la vignetta in cui si vede la valigetta aperta che contiene quasi tutti i numeri uno delle serie Marvel… emozione!). Quando il boss si convince che l’uomo distrutto che ha davanti non è un poliziotto (ma un povero frustrato che vive in un altro mondo) chiede a Big Daddy il perché del suo accanimento proprio contro gli affari criminosi del suo clan, la risposta che ottiene è che Big Daddy
e la figlia ‘needed a villain’. A questo punto Genovese fa ammazzare l’uomo (colpo di pistola dietro la nuca) e si diverte a torturare il giovane David in modi terribili (vi risparmio i particolari…). Mentre il giovane è in agonia ecco ritornare sulle scene l’invincibile Hit-Girl che tutti credevano morta (non lo era! Il giubbotto antiproiettili che le aveva donato il padre l’aveva protetta e salvata). La ragazzina è un’autentica furia: fa letteralmente a pezzi gli scagnozzi di Genovese e riesce a salvare uno stremato David.


Vol. 7 – Continua il massacro! La ragazzina è una furia: dedice di attaccare il quartier generale di Genovese per vendicare la morte del padre. Non vi dico in che modo: vi basti sapere che i due riescono nel loro intento e che Kick-Ass si prende la sua gentile rivincita anche su Red Mist.


Vol. 8 – La storia si conclude con David che aiuta Hit-Girl a ritornare alla vita reale (da che pulpito!): è fondamentale nel trovare la mamma della ragazzina (che non era stata uccisa), la quale non aveva mai smesso di cercare la propria figlia. Anche per David è tempo di ritornare alla vita di tutti i giorni, quella amara e non esaltante del supereroe. Rivela i propri sentimenti all’amata Katie la quale si arrabbia con lui perché il ragazzo le ha mentito e lo fa picchiare dal suo nuovo fidanzato. Nel finale David è sì amareggiato per come sono andate le cose ma riesce a intravedere una luce, un barlume di successo che la ripaga delle tante sofferenze fisiche e psicologiche patite durante la sua parentesi supereroistica.
La storia principale si conclude con un altro presunto supereroe (che aveva cercato di volare all’inizio della storia) che prende un ascensore fino all’ultimo piano di un grattacielo.
L’epilogo mostra Red Mist, con un nuovo costume, che manda una e-mail minatoria a Kick-Ass citando l’eccezionale Jack Nicholson nei panni del Joker alla fine del film di Tim Burton: «Wait until they get a load of me». Per la serie “finali aperti”, a buon intenditor…


Concludo facendo ancora una volta – anche se un po’ in ritardo (ognuno ha i suoi tempi!) – i complimenti alla coppia Millar/Romita Jr. che è stata in grado di ideare un’opera davvero piacevole, non scontata, che secondo me è destinata a durare nel tempo e a diventare un classico della nostra generazione.
ROLANDOVELOCI






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